Sicuramente è arrivato il momento di smettere di usare questa preziosa risorsa naturale non rinnovabile nelle nostre vasche, e in questo articolo oltre a scoprire il perché troveremo anche ottime alternative.
Tratto e tradotto dall'articolo:
"For Peat’s Sake…"
di Matt Ford
sul sito di Seriouslyfish.com.
Foto satellitare dell'isola del Borneo scattata il 19 agosto 2002 che mostra il fumo della combustione delle foreste delle paludi di torba © Jacques Descloitres, MODIS Land Rapid Response Team, NASA/GSFC - NASA Visible Earth Website
Sicuramente è arrivato il momento di smettere di usare questa preziosa risorsa naturale non rinnovabile nelle nostre vasche
Tra la moltitudine di specie di pesci d'acqua dolce disponibili in acquariofilia, un gran numero proviene dalle foreste tropicali del Sud America, dell'Africa e del Sud-Est asiatico, e una delle immagini prevalenti di come potrebbero apparire i loro habitat è quella di torrenti e specchi d'acqua nelle foreste di torba, contenenti acqua nera, del colore del té.
A parte il suo colore distintivo, l'acqua è anche tipicamente acida, ricca di sostanze umiche, povera di nutrienti e inospitale per la maggior parte dei microrganismi, quindi molto spesso abbiamo tentato di simulare queste condizioni naturali nelle nostre vasche per promuovere la salute e la riproduzione ottimale dei nostri pesci.
Ci sono diversi metodi popolari e uno dei più diffusi è l'uso di torba naturale, spesso sotto forma di granuli compressi o pellet, prodotti liquidi tipo "estratti di torba", o più raramente nel suo stato fibroso grezzo.
L'uso della torba in qualsiasi forma però è forse degno di riconsiderazione, ed ecco perché ...
Che cosa è la torba e perché è importante?
La torba è un materiale organico formato da vegetazione parzialmente decomposta in condizioni di saturazione d'acqua, che si accumula più velocemente di quanto si decompone.
Si forma tipicamente in paludi, acquitrini e habitat simili in cui vi è una condizione di privazione di ossigeno, il che impedisce l'attività dei microrganismi e riduce il tasso di decomposizione.
Mano a mano che la torba si accumula, è anche in grado di immagazzinare più acqua, e in tal modo le zone di palude si espandono.
Le torbiere dominate dallo Sphagnum tendono ad essere acide - Foto © James K. Lindsey (Seriouslyfish)
In circostanze normali il materiale vegetale quando si decompone produce anidride carbonica, un gas che provoca l'effetto serra, ma in tali pantani o paludi carenti di ossigeno viene immagazzinata come carbonio e ne viene 'bloccata' la fuoriuscita nell'atmosfera.
Gli ambienti ricchi di torba quindi forniscono una funzione ambientale essenziale, come enormi serbatoi di carbonio su scala globale, infatti ad esempio quelli rimasti nel solo Regno Unito immagazzinano più carbonio di tutte le foreste europee insieme.
La stima più recente indica che le torbiere globali contengono circa 650 Gt (gigatonnellate) di carbonio, circa 80 volte più delle emissioni annuali dell'industria dei combustibili fossili, che ne produce circa 8 Gt.
La torba però si accumula gradualmente nel corso di migliaia di anni, quindi non può essere sostituita una volta rimossa, e quindi in nessun modo può essere considerata una risorsa rinnovabile o sostenibile.
Oltretutto questi ambienti ricchi di torba supportano diverse e uniche comunità biologiche che non possono essere riacquistate una volta perse.
L'asfodelo delle paludi, Narthecium ossifragum, è un tipico abitante dei suoli umidi e torbosi dell'Europa occidentale - Foto © Colin Dunlop (Seriouslyfish)
Molte piante di palude sono altamente specializzate, per esempio, e includono specie iconiche come le drosere carnivore, Drosera sp., Dionaea muscipula, mentre è noto che generi di piante acquatiche come Cryptocoryne e Barclaya sono nativi delle paludi delle foreste di torba del Sud-Est asiatico.
Le proprietà fisiche e chimiche della torba dipendono dal tipo di vegetazione coinvolta nella sua formazione, e quella che usiamo in acquario tende ad essere raccolta in Canada e ad essere dominata da muschi del genere Sphagnum, comunemente indicato come muschio di torba o di palude.
Le paludi di Sphagnum sono normalmente acide, a causa della tendenza di questo muschio di assorbire cationi come calcio e magnesio, mentre rilascia idrogeno.
Possono esistere in diverse forme, dalle torbiere a 'stringa' composte da una serie di creste o isole elevate, alle torbiere 'sollevate' in cui la torba si accumula al di sopra del punto in cui l'acqua è in grado di raggiungere il suo centro e forma una cupola o tumulo, alle torbiere 'galleggianti' in cui la vegetazione della palude forma uno spesso tappeto che galleggia sull'acqua o sulla torba sottostante molto bagnata.
Le piante carnivore come questa Drosera sp. sono comuni nelle torbiere. Azoto, fosforo e altri nutrienti sono solitamente scarsi in tali condizioni e le piante li ottengono dagli insetti catturati - Foto © Colin Dunlop (Seriouslyfish)
Altri tipi di torbiere umide possono avere una chimica dell'acqua da neutra ad alcalina e concentrazioni di minerali disciolti relativamente alte, con vegetazione costituita in genere da carici ed erbacce.
Queste sono normalmente indicate come paludi (in inglese 'fens'), piuttosto che come torbiere (in inglese 'bogs'), entrambe note collettivamente come paludi.
Da quale parte del mondo proviene?
Le aree delle torbiere più grandi si trovano nelle regioni boreali e subartiche, in particolare in Europa nord-occidentale, Siberia occidentale, Canada centrale e Alaska.
Torbiere importanti si trovano anche in Africa tropicale, Sud-Est asiatico e negli ultimi anni è stata anche confermata l'esistenza di vasti depositi di torba nelle pianure amazzoniche occidentali, anche se erano state considerate solo raramente in passato.
Tipica palude di torba incontaminata in Scozia, Regno Unito - Foto © Colin Dunlop (Seriouslyfish)
Perché, come e in che misura viene sfruttata la torba?
La torba è stata usata come fonte di energia da almeno 2000 anni ed ancora oggi viene scavata in quantità industriali per poi essere essiccata per l'uso in orticoltura e come combustibile.
Il metodo tradizionale di rimozione è il taglio a mano con una vanga appositamente progettata, nota come slean o slane, in modo tale che lo strato di torba sia in grado di continuare a crescere dopo la raccolta.
Anche se laborioso, il processo di taglio a mano richiede tempo, il che permette in una certa misura il recupero della torba, in quanto avviene solitamente su scala relativamente piccola.
Più comune nei tempi moderni è l'estrazione meccanizzata su scala industriale, con l'utilizzo di trivelle o scava-e-scarica, con conseguente rapido e profondo drenaggio della torba, scomparsa della vegetazione di superficie e distruzione irrevocabile di intere zone umide.
La raccolta meccanica della torba tende a causare danni irreversibili agli habitat delle paludi. Confrontate questa scena con l'immagine precedente - Foto © MJ Richardson (Seriouslyfish)
Nel Regno Unito, ad esempio, una combinazione di drenaggio e prosciugamento, più un tentativo mal concepito di utilizzare le torbiere per la semina di abeti Sitka dell'industria della carta, nel 1980 ha già provocato la perdita di oltre il 90% delle torbiere, con soli 6000 ettari rimanenti dei 95,000+ originari.
Le aree delle torbiere vengono anche distrutte per essere sostituite con progetti agricoli su larga scala, e nel corso degli ultimi decenni tale sfruttamento ha avuto un effetto negativo sullo stoccaggio del carbonio e sulla biodiversità, aumentando le emissioni di carbonio, aumentando il riscaldamento globale e portando migliaia di specie sulla strada dell'estinzione.
Questo forse si vede anche più evidentemente nella distruzione di massa e nell'incendio delle foreste delle torbiere nel Sudest asiatico, che continua ancora oggi, ma è stato esemplificato dal fallito progetto del governo indonesiano Mega Rice Project durante la fine degli anni 1990.
Nel 1997 gli incendi in Kalimantan e Sumatra hanno rilasciato 0,81-2,57 Gt di carbonio nell'atmosfera, che rappresentano il 13-40% delle emissioni globali di carbonio di quell'anno ed hanno causato il disastro 1997 Southeast Asian haze.
Un'area ex palude di torba forestale in provincia di Riau, Indonesia (Sumatra) dopo essere stata bruciata per la sostituzione con palme da olio - Foto © Aid Environment (Seriouslyfish)
Anche se il Mega Rice Project è stato abbandonato, e successivamente è stato considerato uno dei più grandi disastri ambientali del nostro tempo, la distruzione e l'incendio delle torbiere continua in tutto il sud-est asiatico e un'ipotesi prevede che al tasso di perdita attuale entro il 2040 non ci saranno più depositi di torba nella regione.
Se ciò dovesse avvenire, la catastrofica perdita di specie endemiche dovrebbe includere una serie di pesci d'acquario ben noti, come ad esempio i membri dei generi Betta, Parosphromenus, Rasbora, Puntius, Boraras, Sundadanio, Pangio, molti dei quali sono già a rischio di estinzione.
Gli acquariofili possono essere accusati di tutto questo?
Certo che no, ma c'è davvero la necessità di contribuire alla distruzione di un così importante habitat naturale?
Anche se la quantità di torba consumata dall'industria acquariofila non è in alcun modo paragonabile a quella utilizzata nella fabbricazione di prodotti orticoli o combustibili, il nostro hobby sta consumando una risorsa naturale, e questo è un modo in cui si può fare un passo positivo per consumarla meno.
Molti acquariofili tendono a dimostrare anche un interesse per il mondo naturale, e questo è un vero problema ambientale, e forse è il momento di riconsiderare l'uso della torba nelle nostre vasche e cercare alternative ugualmente utili, ma più sostenibili.
Molte specie di Betta, come il Betta burdigala di questa foto, sono abitanti stenotopici delle foreste delle torbiere e stanno scomparendo insieme al loro habitat - Foto © Haji Badaruddin (Seriouslyfish.com)
Ma se i pesci che allevo provengono da ambienti influenzati dalla torba, ho davvero bisogno di utilizzarla nel loro acquario?
In realtà, nella maggior parte dei casi la risposta è no.
Le proprietà chimiche della torba sono condizionate dal tipo di vegetazione locale, dall'ambiente in cui è depositata e dalla portata della decomposizione, con il pH che normalmente va da 4,0 a 7,0 ma che a volte può partire da 3.0, per esempio.
E' quindi estremamente improbabile che qualsiasi torba o prodotto a base di torba utilizziamo in acquario, riesca a farlo corrispondere a quello che si verifica negli habitat naturali dei nostri pesci.
La torbiere derivate da carici quali Carex sp. tendono ad essere neutre o alcaline anziché acide - Foto © Hermann Schachner (Seriouslyfish)
I costituenti organici primari della torba sono spesso indicati collettivamente come sostanze umiche, di cui uno dei componenti principali è l'acido umico, che è spesso considerato importante per le specie che abitano gli ambienti naturali di acque nere.
Tuttavia, il termine acido umico in realtà viene riferito ad una miscela complessa, contenente un certo numero di diversi acidi, piuttosto che ad una singola sostanza, ed è formato dalla biodegradazione di materiale vegetale in generale piuttosto che di un singolo gruppo particolare.
In acquario un effetto simile può essere ottenuto utilizzando lettiera di foglie o pigne di ontano, entrambi i quali rilasciano acidi umici quando viene loro permesso di decomporsi in acqua.
Potremmo anche essere in grado di raccoglierle da soli, il che è più facile anche per il portafoglio, e va da sé che l'utilizzo di foglie morte e pigne è più ecologico della torba.
Le pigne di ontano offrono vantaggi simili alla torba in acquario e le possiamo raccogliere da soli - Foto © Anneli Salo (Seriouslyfish)
Inoltre la torba non esercita un effetto significativo sulla chimica dell'acqua nelle quantità normalmente utilizzate negli acquari, e non è utile come mezzo di acidificazione dell'acqua (lo stesso si può dire delle foglie e delle pigne di ontano), piuttosto le sostanze chimiche che rilascia sono considerate utili per certe specie di pesci.
In acqua più dura questi benefici sono ridotti, e normalmente è necessario l'impiego di un'unità di osmosi inversa o altra forma di addolcitore di acqua, spesso con l'aggiunta di integratori come acido fosforico, per ottenere un pH sufficientemente basso per le specie sensibili d'acqua nera.
Anche le foglie o le pigne di ontano possono essere utilizzate per fornire le condizioni ottimali e offriranno gli stessi vantaggi della torba.
Che dire dei killifish?
La torba è tradizionalmente utilizzata come un mezzo per la deposizione e lo stoccaggio delle uova dei killifish annuali, ma ci sono alcune alternative, di cui la più famosa è senza dubbio la fibra di cocco.
Per custodire le uova dei Killifish può essere utilizzata la fibra di cocco al posto della torba - Foto © Matias Miika (Seriouslyfish)
La fibra di cocco è costituita dal materiale fibroso del guscio che circonda la noce di cocco, ed è essenzialmente un sottoprodotto industriale e anche se non è che non impoverisca l'ambiente del tutto, è almeno considerata una risorsa rinnovabile.
Di solito viene spedito sotto forma di balle, mattonelle, lastre o dischi pressati, è a buon mercato ed è un mezzo eccellente per le uova, anche se potrebbe essere necessario sperimentare un po' per ottenere i migliori risultati se si è abituati ad usare la torba, in quanto tende ad asciugare più velocemente.
Testo originale in inglese © Matt Ford - Seriouslyfish.com
Riferimenti & Link
- Lähteenoja, O. and K. H. Roucoux. 2010. Inception, history and development of peatlands in the Amazon Basin. Past Global Changes News 18(1): 27-29
- Joosten, H., M-L. Tapio-Biström and S. Tol (eds.). 2012. Peatlands – guidance for mitigation updated report. FAO and Wetlands International: 1-100
- Billett, M., D. J. Charman, J. M. Clark, C. Evans, M. Evans, N. Ostle, F. Worrall, A. Burden, K. Dinsmore, T. Jones, N. McNamara, L. Parry, J. Rowson, and R. Rose. 2010. Carbon balance of UK peatlands: current state of knowledge and future research challenges. Climate Research 45: 13–29
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