Si possono consigliare i Chromobotia macracanthus come mangia-lumache in un acquario del quale non si sa nulla, o considerarli come piccoli e mansueti pesci adatti a qualsiasi acquario di comunità?
Marge, un esemplare adulto di Chromobotia macracanthus di 30 cm di lunghezza - Foto di Emma Turner (Loaches Online)
E' uscito il nuovo numero di Aquariophylia... ma non vi metterò né sommario né link, non più. Va bene che la rivista è gratis, ma questo non giustifica la pubblicazione di articoli approssimativi, grossolani e fuorvianti. Perché non si paga non si ha diritto ad avere informazioni corrette e veritiere?
L'oggetto del mio disappunto è un articolo sui Chromobotia macracanthus, che dopo essere stati consigliati a cuor leggero nelle risposte della posta di qualche edizione fa come mangia-lumache in un acquario del quale non si sapeva nulla, adesso vengono descritti come piccoli (15 cm) e mansueti pesci adatti a qualsiasi acquario di comunità... peccato che i Chromobotia macracanthus siano invece pesci vivaci e dal temperamento aggressivo e turbolento, e soprattutto possano superare anche i 40 cm di lunghezza in natura, arrivando tranquillamente ai 30 cm anche in acquario, sempre che vengano allevati in acquari delle dimensioni adatte, e non nei 120 litri consigliati nell'articolo... che oltretutto ha anche le idee molto confuse sulla tassonomia, su cosa sia un genere e una specie... 13 specie de che?? di Chromobotia? di Botia? se nemmeno la fatica di cercare su testi aggiornati si vuole fare, ci si dedichi ad altro e non a confondere le idee a quei poveri acquariofili che stanno invece cercando di schiarirsele!
Se si scrive/pubblica un articolo ci si informa prima, magari da chi li ha allevati per anni in acquari grandi e dedicati ("pensate che esistono anche appassionati che realizzano acquari appositamente per loro" dice stupitissimo l'autore), o dalle centinaia di acquariofili sprovveduti che magari si sono fidati di articoli come questo per inserirli incautamente nella loro vasca e poi tempestano i vari forum del web con richieste d'aiuto perchè divenuti ingestibili: i Chromobotia macracanthus se stressati per essere allo stretto o con compagni inadatti possono davvero diventare un problema, dall'attaccare e morsicare a volte fino al peduncolo le code dei guppy (a cui sono peraltro affiancati nelle foto dell'articolo) al "risucchiare" e cavare dalle orbite gli occhi dei neon (con loro in un'altra foto dell'articolo)... mi chiedo sinceramente per quanti tempo li abbia allevati l'autore dell'articolo, se li ha davvero allevati...
Per non parlare della minaccia finale "Altri pesci sono caduti nel dimenticatoio e cercheremo di presentarveli in futuri numeri: consideriamo questa una nostra personale missione da acquariofili": spero caldamente che a fare le spese della vostra missione personale non siano altri pesci del tutto inadatti alla vita nei normali acquari di comunità domestici.
Consiglio caldamente a chi leggerà questo sfogo e sta pensando di comprare dei botia, di leggere il manifesto curato da Loaches Online, e di informarsi bene (provate a scrivere "botia aiuto" su google, per farvi un'idea di quanti sono soddisfatti di averli introdotti in una vasca di comunità).
Per quanto riguarda Aquariophylia, mi comporterò come con i grandi portali acquariofili, che basta far quantità pubblicano qualsiasi nefandezza: se leggerò qualche articolo approfondito e veritiero lo segnalerò nelle pagine del sito sull'argomento, ma non la consiglierò più "in toto", vista la presenza di articoli così grossolani... per carità, errare è umano, anch'io in questo sito ho fatto diverse volte ammenda ed ho corretto cose che avevo scritto e si sono rivelate errate, ma santo cielo, sono anni che tanti appassionati cercano di far passare il messaggio che certi pesci non sono assolutamente adatti alla vita nei comuni acquari di comunità, che bastava veramente poco per accorgersi che non era proprio il caso di pubblicarlo... chi lo ha scritto non conosce i Chromobotia, questo è poco ma sicuro: può averli "tenuti", non allevati, e di certo non ne ha mai visto uno adulto.
Visto che siamo in argomento, dirò anche qualcosa in più, anche se non direttamente legato all'articolo: noto spesso in riviste e siti una tendenza a presentare tutti i pesci come tranquilli e adatti alle vasche di comunità, quasi come a rassicurare i lettori e spiegare che l'acquariofilia non è "difficile" come a volte si dipinge, e che basta veramente poco per tenere dei pesci, addirittura va bene anche una boccia con un pesce rosso... Non so se sia un modo per tentare di coinvolgere di più le persone, di cercare di attirare nuovi "adepti", ma senz'altro è un modo sbagliato, ovviamente secondo me, di affrontare l'argomento. Oltretutto chi mette un gruppo di Chromobotia in 120 litri con guppy e neon, o un pesce rosso in una boccia, è destinato con il tempo ad avere problemi, e quindi ad allontanarsi, e non ad avvicinarsi al mondo dell'acquariofilia.
L'acquariofilia non dovrebbe consistere in un acquario da riempire a proprio gusto, cambiando pesci con la stessa facilità con cui si cambia il copridivano, ma dovrebbe essere considerata come l'allevamento di specie animali, nel nostro caso mute e pinnute, invece che pelose e abbaianti o miagolanti o altro...
L'allevamento di una specie animale comporta come sua normale conseguenza la predisposizione di un ambiente adatto e l'introduzione di altre specie compatibili, la consapevolezza che i pesci possono vivere più di 10, 20, 40 anni a seconda della specie, e che quelli in vendita nei negozi in genere sono ancora "cuccioli", per cui bisogna sapere la differenza tra specie che quando nel proprio acquario cresceranno rimarranno piccole, e quelle che invece cresceranno tanto, a volte anche troppo... né più né meno degli altri animali, che non pretendiamo certo rimangano sempre piccoli...
Chi riporta al negoziante un pesce perché troppo cresciuto per la sua vasca, dovrebbe essere considerato come chi porta in canile il cucciolo diventato adulto... Come mai ha comprato un pesce grande se non aveva lo spazio per tenerlo?
Sono un po' troppo drastica? certamente sì, lo ammetto, ma vedere quante creature viventi sono considerate nè più nè meno che degli oggetti d'arredamento mi fa davvero chiedere se non abbiano ragione quelli che considerano gli acquari solo delle prigioni, neanche tanto dorate.
Commenti
Taxa principali
Del tutto inadatti ai comuni acquari domestici, nonostante siano praticamente onnipresenti nei negozi, che vendono i Chromobotia senza fornire quelle che dovrebbe essere considerate informazioni essenziali riguardanti la loro cura a lungo termine
In realtà ci sarebbe poco da
In realtà ci sarebbe poco da scrivere perché concordo con tutto quanto è riportato nella vostra homepage. L'articolo in questione è stato un errore. Voglio però sottolineare che si è trattato di un errore mio personale, non dell'autore, come già riportato nella rubrica lettere dell'ultimo numero della rivista. Infatti, per una serie di motivi che non starò qui ad elencare (sarebbe superfluo) ho bypassato il nostro consiglio scientifico e, dopo aver dato una lettura superficiale all'articolo proposto (si era già in fase di impaginazione) ho inserito all'ultimo momento il pezzo. In questo modo l'autore non ha avuto, come tutti gli altri nostri autori, la possibilità di essere giudicato da un gruppo di esperti. Colpa mia dunque, in toto. È ovvio che farò in modo che queste cose non abbiano più ad accadere, per tutti i motivi che avete ben spiegato nella vostra homepage. Questo però non giustifica. Ne' posso assicurare che in futuro non si verifichino errori, di tipo diverso, a causa di stupidi errori personali, come in questo caso. Quello che posso assicurare è che continueremo a lavorare in piena trasparenza e, dunque, anche ad accollarci le giuste colpe, quando necessario. Sarebbe stato sufficiente avere un tempo maggiore, per leggere con cura il pezzo ed evitare all'autore la pubblicazione di una cosa inesatta. Ma anche questo non è stato fatto poiché io stesso ho letto il pezzo con estrema superficialità e fretta, dovuta ai tempi stretti di pubblicazione ed al particolare momento editoriale. Fortunatamente il danno è relativo, perché le lettere di protesta ricevute (e pubblicate) serviranno ad avvertire gli altri lettori di questo malaugurato disguido di cui, ripeto, devo personalmente prendere tutta la responsabilità.
Apprezzo sinceramente il
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