Informazioni e notizie sulla tassonomia e sulle specie appartenenti alla famiglia degli Alestidi: distribuiti in Africa, sono i più bei caracidi africani, dal comportamento talvolta predatorio e dalla dieta carnivora.
Gruppo di Phenacogrammus interruptus appena immessi in acquario, con la livrea ancora sbiadita per lo stress - Foto © Bjarne Saetrang (aquadigital.net)
In passato la Famiglia degli Alestidae era compresa nel sottordine Characoidei dell'ordine dei Cypriniformes, mentre attualmente tutte le famiglie del sottordine sono considerate facenti parte dell'ordine dei Characiformes. In qualche testo (Aquarium Atlas di Baensch) la famiglia degli Alestidae è considerata invece una sottofamiglia di quella dei Characidae.
- Dominio: Eukaryota
- Regno: Animalia
- Sottoregno: Eumetazoa
- Phylum: Chordata
- Sottophylum: Vertebrata
- Infraphylum: Gnathostomata
- Superclasse: Osteichthyes
- Classe: Actinopterygii
- Sottoclasse: Neopterygii
- Infraclasse: Teleostei
- Superordine: Acanthopterygii
- Ordine: Characiformes
- Famiglia: Alestidae
Alla famiglia degli Alestidi appartengono attualmente 18 generi, per un totale di 109 specie; comprende tutti i caracidi detti "tetra" africani.
Con l'eccezione del genere Hydrocynus, possono essere allevati in acquari diciamo normali: hanno dimensioni accettabili, un comportamento pacifico e sono abbastanza tolleranti per quanto riguarda i valori dell'acqua. Il genere Hydrocynus invece, come indicano i nomi comuni di "tiger characin" e "wolf tetra", comprende pesci dal carattere veramente feroce: predatori dalle grandi dimensioni (da 40 a 150 cm) e dalla dentizione impressionante (già i Phenacogrammus, per quanto tranquillissimi, mi hanno stupito per la loro dentatura da piranha...) devono essere allevati da soli o con compagni di vasca dalla grandezza e dal carattere adeguato; tuttavia le sole dimensioni dovrebbero essere sufficienti a sconsigliarlo per gli acquari casalinghi.
La famiglia Alestidae è la più speciosa tra le famiglie africane dell'ordine dei Characiformes, con oltre 100 membri riconosciuti. La maggior parte si trovano in acque sub-sahariane, e la più grande diversità di specie si trova nel sistema fluviale del Congo, nella bassa Guinea e nei fiumi costieri dell'Africa occidentale.
In passato gli Alestidae erano inclusi nella famiglia Characidae, prima di essere spostati nel proprio raggruppamento da Géry (1977) e variano dalle enormi dimensioni del predatore piscivoro Hydrocynus goliath (130 cm di lunghezza), alle piccole dimensioni di micropredatori come Lepidarchus adonis (2 cm di lunghezza).
La famiglia degli Alestidae era originariamente divisa in due sottofamiglie, Hydrocyninae (contenente il genere Hydrocynus) e Alestinae (contenente tutti gli altri generi), ma la loro monofilia è stata fortemente respinta da studi successivi.
Più di recente, per convenienza pratica è stato preferito un sistema in cui la famiglia viene suddivisa in tre tribù putative basate sulla morfologia dentale. Questi gruppi sono diagnosticati come segue (Schaefer, 2007):
- Il genere Hydrocynus caratterizzato da denti forti, caniniformi, per lo più conici.
- I generi Alestes, Brycinus e Bryconaethiops (gli Alestiini in senso stretto), caratterizzati da denti pluricuspidi più modesti, con la fila interna dei denti premascellari molariformi.
- Tutti i restanti generi degli Alestidae (i Petersiini), caratterizzata da dimensioni degli adulti più piccole e denti pluricuspidi ridotti, con la fila interna dei denti intermascellari tipicamente non molariformi.
Seguendo questo sistema i generi Alestopetersius e Ladigesia sarebbero da includere in quest'ultimo gruppo, ed è stato riscontrato che è più strettamente correlato ai generi Duboisialestes, Nannopetersius e Phenacogrammus
Nelle analisi filogenetiche di Zanata e Vari (2005) Alestopetersius è stato riscontrato come più strettamente correlato ai generi Duboisialestes, Nannopetersius e Phenacogrammus; Ladigesia è stato recuperato come formante un clade a sé stante, a fianco dei generi Lepidarchus e Tricuspidalestes.
Zanata e Vari (2005) consideravano come membro della famiglia Alestidae anche il genere neotropicale Chalceus e riconvalidavano il genere Bryconalestes (Hoedeman, 1951) per le specie precedentemente assegnate al "gruppo longipinnis" all'interno del genere Brycinus.
Nello studio molecolare più recente di Arroyave e Stiassny (2011), invece, Ladigesia è stato raggruppato con Micralestes mentre Lepidarchus e Tricuspidalestes non sono stati nemmeno considerati parenti stretti.
Arroyave e Stiassny (2011) hanno anche rimosso i generi Chalceus e Arnoldichthys dalla famiglia Alestidae al fine di mantenere la monofilia del gruppo.
Taxa principali
Taxa principali
Tetra africano abbastanza robusto che può vivere anche per un decennio se allevato correttamente, ma non è adatto ad acquari piccoli, per la sua incessante attività.
Una specie di tetra africano rara da trovare in commercio
Tetra africani che si trovano raramente in commercio, anche perché sembra sopportino molto male lo stress del trasporto. Una volta acclimatati di solito si dimostrano robusti, ma sono adatti solo a vasche molto grandi, per le dimensioni degli adulti e per l'incessante movimento.
E' l'unica specie del suo genere, e data la sua predilezione per le acque tenere e acide, è spesso usata come pesce rassicurante per i ciclidi nani che vivono nelle stesse condizioni dell'acqua.
Molto meno diffuso in commercio rispetto al cugino Phenacogrammus interruptus, non è assolutamente da meno come splendore della livrea
Splendidi pesci dalla livrea iridescente, se allevati in gruppo offrono uno spettacolo sensazionale, anche se date le dimensioni che raggiungono sono adatti solo ad acquari grandi.
Riferimenti & Link
- Fish Identification: Find Species
- La pagina di Fishbase con tutte le specie della famiglia Alestidae e relativa foto, per una veloce identificazione.
- Alestidae
- pagina sulla wikipedia italiana
Collegamenti & Legenda
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Brycinus longipinnis (ex Alestes longipinnis) - Foto © Hristo Hristov
Phenacogrammus aurantiacus - Foto © Frank Schäfer (Aquarium Glaser GmbH)
Gruppo di Phenacogrammus interruptus - Foto © Bjarne Sætrang (aquadigital.net)
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