Conosciamo meglio le specie di Pesce Elefante della famiglia Mormyridae
Campylomormyrus elephas, un pesce elefante della famiglia Mormyridae - Foto © Zaire at German Wikipedia
Sono più di 190 le specie valide di pesci elefante nella famiglia Mormyridae, dell'ordine degli Osteoglossiformes, ma nel commercio acquariofilo se ne possono trovare davvero poche, anche perché la maggior parte non è adatta all'allevamento nei comuni acquari domestici.
Hanno tutte comunque caratteristiche notevoli, interessanti da conoscere, e vi segnalo a questo proposito l'articolo "Definitive guide to elephantnoses" di Heiko Bleher su Practical Fishkeeping, in cui discorsivamente si parla delle varie specie della famiglia Mormyridae e delle loro caratteristiche.
Il campo elettrico
La distribuzione dei pesci di questa famiglia è limitata al continente africano, ma si trovano dal basso Nilo al Sud Africa in quasi tutti i tipi di acqua. Sono pesci per lo più attivi di notte e molte specie sono famose per il corpo allungato e il muso a proboscide - e per l'organo che usano per generare campi elettrici per aiutarli a navigare, rilevare la preda e comunicare, in un processo noto come elettro-localizzazione.
I pesci elefante hanno infatti un organo specializzato nel peduncolo caudale, che genera impulsi elettrici. Ogni pesce elefante costruisce un campo elettrico attorno a sé, che a sua volta è rilevato dagli altri pesci elefante tramite gli organi elettro-recettori cutanei distribuiti su gran parte della superficie corporea.
Gli oggetti vicini distorcono il campo elettrico e causano alterazioni locali nel flusso di corrente negli elettro-recettori più vicini all'oggetto. In questo modo, monitorando costantemente le risposte dei suoi organi, un pesce elefante può rilevare, localizzare, identificare oggetti e comunicare con altri fino a una distanza di circa 3 metri.
Quando il pesce è a riposo, la frequenza di scarica è bassa, ma aumenta rapidamente fino a un valore compreso tra 80 e 100 impulsi al minuto se disturbato. La forza dell'elettricità creata, circa un volt, non è comunque sufficiente per essere avvertita da un essere umano, l'unica eccezione è costituita da Mormyrus rume, che emette una scarica di 25 volt. La sua scarica può essere avvertita toccando il peduncolo caudale del pesce quando viene estratto dall'acqua.
Sebbene abbiano una vista scarsa, hanno cervelli estremamente grandi, tra un quinto e un ottavo del loro peso corporeo. Questo significa che è più di 25 volte il peso relativo del cervello di un luccio, e si avvicina al rapporto umano che va da circa un venticinquesimo a un quarantesimo. Il loro cervelletto è notevolmente ingrandito e questo è correlato alla loro percezione del campo elettrico.
La storia
Come nota curiosa, i pesci elefante stupirono persino gli antichi egizi. Sappiamo dai documenti del 2450-2350 a.C. che ne furono fatti molti bassorilievi che ancora sopravvivono, come nella tomba di Idout, nella tomba di Ti e nella tomba di Mereruka, e anche in alcuni bellissimi dipinti. Per quelle dinastie egiziane i pesci elefante erano sacri, un simbolo di fertilità e una delle forme della dea Iside è raffigurata con uno di questi pesci in mano.
La prima documentazione scientifica di un pesci elefante risale a Forskål nel 1775, che descrisse la specie Mormyrus kannume, seguito da Linnaeus che nel 1758 descrisse altre tre specie, Marcusenius cyprinoides, Mormyrops anguilloides e Mormyrus cashive, anch'esse dal Nilo. La quinta specie del Nilo, Mormyrus niloticus, fu descritta nel 1801 da Bloch e Schneider.
Queste specie erano per lo più quelle già conosciute grazie ad antichi dipinti e incisioni. Ci vollero quasi altri 50 anni prima che venissero descritti nuovi pesci elefante, e solo Peters, nel 1852, descrive la prima specie originaria del Mozambico, mentre Castelnau, nel 1861,ne descrive un'altra proveniente dal fiume Zambesi.
Ne seguirono altre, ma in questo campo lo specialista fu Boulenger, che tra il 1890 e il 1920 descrisse quasi 60 nuove specie provenienti da tutta l'Africa, che sono ancora valide oggi. Anche in questi ultimi anno sono comunque state descritte nuove specie, il che fa capire quanto ci sia ancora da scoprire in Africa.
Gnathonemus petersii - Foto tratta da © Acuarioadictos.com
Gnathonemus
Gnathonemus petersii, dal basso bacino del Niger, è stata una delle prime specie ad arrivare in acquariofilia, esportata dalla Nigeria, e rimane la più diffusa. È anche la specie a cui è dovuto il nome comune di pesce elefante, grazie alla conformazione del muso: il suo mento si prolunga come un dito carnoso e sensibile per cercare e trovare cibo nel terreno soffice e tra piccoli sassi, mentre la bocca rimane nella posizione normale. Le altre specie di Gnathonemus sono difficilmente esportate.
Nonostante la sua diffusione, con i suoi 35 cm di lunghezza da adulto e per le sue caratteristiche, Gnathonemus petersii non è comunque molto adatto all'allevamento in acquario, e tantomeno nei comuni acquari domestici: se ne parla più diffusamente in questa pagina.
E' una questione di mento...
I pesci elefante vivono in habitat sorprendenti e hanno sviluppato adattamenti straordinari tra individui che si trovano in una posizione completamente diversa dello stesso fiume. Il muso di ogni specie è specializzato per la natura del fondo del fiume in cui si nutre. Musi lunghi e sottili consentono ai pesci di sondare il cibo nella ghiaia o sabbia profonda e a grana piccola, mentre i musi corti e tozzi consentono loro di nutrirsi su un substrato roccioso incrostato di alghe.
Brienomyrus longianalis - Disegno © George Albert Boulenger (Wikimedia)
Un muso corto e arrotondato è una caratteristica delle specie del genere Brienomyrus, che raramente superano i 12-15 cm e sono raramente esportate per il commercio acquariofilo.
Brevimyrus niger - Disegno © George Albert Boulenger
Altrettanto rare da trovare in commercio sono le due specie, o varianti, del genere Brevimyrus, che rimangono intorno ai 10-12 cm.
Registrazione dell'onda EOD di alcune specie del genere Campylomormyrus in modo testa-positivo/coda-negativo - Registrato in Sud Africa © Carl Hopkins (Wikimedia)
Le specie di Campylomormyrus hanno invece un muso allungato, con il mento più prominente della mascella, e la bocca in posizione terminale. Sono a detta di qualcuno i pesci elefante più colorati, che se solo nella fase giovanile. Sono confinati nel bacino del Congo, sono popolari in acquariofilia, ma raramente esportati, non superano i 50 cm di lunghezza.
Genyomyrus donnyi - Disegno © George Albert Boulenger (Wikimedia)
Esportata raramente, l'unica specie del genere monotipico Genyomyrus, Genyomyrus donnyi, è facilmente identificabile dal muso inferiore unico, come si può vedere dall'illustrazione qui sopra. Heiko Bleher li ha raccolti più volte, ma ne ha riportato solo alcuni esemplari dell'alto Congo ed ha avuto difficoltà a raggiungere la cascata superiore della Lufira dove si trovano. Sono pesci solitari e il più grande registrato era di 45 cm di lunghezza.
Isichthys henryi - Disegno © George Albert Boulenger (Wikimedia)
La bella specie monotipica Isichthys henryi ha una forma molto diversa rispetto ai comuni pesci elefante, che ha bisogno rispetto ad altri mormiridi di un acquario un po' più piccolo, ricordando comunque che può arrivare ai 28 cm di lunghezza. Si trova occasionalmente in commercio.
Marcusenius furcidens - Disegno tratto da Les poissons des eaux douces de l'Afrique occidentale
Marcusenius ussheri - Disegno tratto da Les poissons des eaux douces de l'Afrique occidentale
Il genere Marcusenius prende il nome dall'ittiologo Johann Marcusen che ha pubblicato estesamente sui pesci elefante. Le specie comprese in questo genere hanno un muso corto e smussato, la bocca è terminale e una prominenza carnosa che si estende davanti alla mascella inferiore, e in base a Fishbase non superano i 40 cm di lunghezza. Si trovano nella maggior parte dell'Africa e ci sono 35 specie riconosciute come valide.
La più comune nel commercio dei pesci d'acquario è Marcusenius cf. macrolepidotus. Arriva ai 25 cm di lunghezza, ha un bel colore marmorizzato e assomiglia alla specie descritta dal Mozambico.
Mormyrus rume in acquario, arriverà al metro di lunghezza da adulto ed è venduto come pesce d'acquario.
Il genere Mormyrops comprende i pesci più grandi della famiglia, con esemplari raccolti a 1,5 m di lunghezza. L'esemplare più grande raccolto da Heiko Bleher era vicino a Limala, in Congo, nel 1986, un Mormyrops curtus di 130 cm di lunghezza.
Non molto più piccoli rimangono gli appartenenti al genere Mormyrus con 22 specie, facilmente riconoscibili per le pinne dorsali molto lunghe e le pinne anali molto corte. La maggior parte delle specie comprese ha un muso tubolare e gli esemplari più grandi secondo Fishbase possono arrivare fino ai 100 cm di lunghezza.
La specie più diffusa in ambito acquariofilo è Mormyrus rume dalla Nigeria, che come purtroppo accade spesso non è tra le più piccole ma tra quelle che raggiungono il metro di lunghezza, e talvolta anche Mormyrus caballus dalla Repubblica Democratica del Congo (DRG), specie che si ferma al mezzo metro.
Come allevarli?
Nell'articolo si danno anche dei consigli per l'allevamento dei pesci elefante in acquario, anche se come ribadisco sempre, sarebbe meglio non comprarli proprio, per le loro caratteristiche ed esigenze, e per il fatto che spesso in acquario il loro naturale campo elettromagnetico viene compromesso. L'allevamento dovrebbe essere riservato solo a chi sa effettivamente quello che sta facendo, e vuole studiarne le caratteristiche.
Tra i consigli basilari, ricordandone anche le dimensioni da adulti, c'è quello di non metterli in un piccolo acquario: più grande è, meglio è.
Necessitano di sabbia fine in almeno una parte dell'acquario, e devono essere tenuti in gruppi di almeno cinque esemplari, poiché vivono solo in gruppi. Nessuna specie di pesce elefante dovrebbe essere allevata da sola.
Si sottolinea anche il fatto che le bocche della maggior parte dei pesci elefante sono piccole e con pochi deboli denti, quindi il cibo dovrebbe essere offerto di conseguenza. In natura la maggior parte si nutre di insetti acquatici, delle loro larve e di lumache. Quelli molto grandi (sopra il metro di lunghezza) mangiano anche altri pesci.
In acquario offriamo rotiferi e copepodi con una varietà di piccolo cibo vivo o congelato. Spesso i pesci elefante sono molto magri quando arrivano in negozio, e spesso muoiono perchè non riescono a riprendersi dalla non corretta alimentazione.
Hanno bisogno di larve di zanzara, chironomus, vermi bianchi, vermi neri, Daphnia, Tubifex e Cyclops, se non vivi, almeno congelati. Se non riuscite ad allevarli o a procurarveli, o non siete in grado di offrirli ogni giorno, non allevate i pesci elefante!
Si possono riprodurre?
Contrariamente a quanto si può pensare, viste le difficoltà nell'allevamento, per alcune specie di pesce elefante è già stata ottenuta la riproduzione in acquario con successo. Nell'articolo viene menzionato Frank Kirschbaum, che ha riprodotto con successo quattro specie di quattro generi diversi, simulando l'arrivo della stagione delle piogge, alzando il livello dell'acqua e riducendo la conduttività per imitare la pioggia.
Ha anche dimostrato che i mormiridi tenuti in tali condizioni da due a quattro settimane raggiungono la maturità sessuale e iniziano a deporre le uova.
L'acquario funziona alimentato dai pesci
Le funzioni per l'elettrolocalizzazione, come quelle utilizzate dai pesci elefante, sono costruite in modo così ingegnoso che i ricercatori hanno cercato di imitare le loro capacità e, negli anni '80, gli esperti dell'Aquarium Nancy in Francia avevano tutti i loro computer gestiti dalla scarica elettrica dei Gnathonemus petersii forniti dallo stesso Heiko Bleher.
Il grande orologio all'ingresso dell'acquario è alimentato da 20 anni unicamente dalle scariche di un grande Gymnarchus niloticus.
Il mistero dell'acqua lampeggiante
Heiko Bleher racconta di aver avuto un'incredibile esperienza notturna con i pesci elefante nella regione del Lago Mai Ndombe della Repubblica Democratica del Congo. Mentre stava raccogliendo pesci nella foresta pluviale allagata in circa 50 cm di acqua limpida, le batterie della sua torcia si sono esaurite. Era buio pesto, e guardando nell'acqua dove si trovava improvvisamente ha iniziato a vedere lampeggiare intorno a lui. Vicino alle sue gambe c'era un gruppo di cinque o sei pesci elefante che nuotavano sopra la lettiera di foglie cadute e tra le radici degli alberi.
Chiedendosi il perché riuscisse a vederli, Heiko Bleher notò che I loro occhi lampeggiavano con colori luminosi (infrarossi?) E, osservandoli per circa 15-20 minuti, ha iniziato a rendersi conto che stavano usando una qualche forma di comunicazione, come i segnali Morse. Almeno una coppia si stava accoppiando, attorcigliandosi l'uno con l'altro. È stato uno spettacolo incredibile, uno spettacolo che non dimenticherà mai.
Per approfondire:
Gli straordinari pesci appartenenti alla famiglia dei Mormyridae, e le loro caratteristiche uniche: tantissimi consigli per il loro allevamento in acquario, e tantissimi motivi per cui sarebbe meglio non comprarli - tratto e tradotto da un articolo di Bob Fenner
Piccolo compendio di quello che bisogna sapere prima di comprare pesci elefante del genere Gnathonemus, per allevarli al meglio, o per non comprarli affatto :-)
Consigli e suggerimenti generali per capire che per rispettare le loro esigenze non è possibile allevarli in acquario, o per lo meno nei comuni acquari domestici
Tutto Quello Che Avreste Sempre Voluto Sapere Ma Non Avete Mai Osato Chiedere sui pesci elefante del genere Gnathonemus, grazie ai messaggi più interessanti di it.hobby.acquari
Riferimenti & Link
Tutto Quello Che Avreste Sempre Voluto Sapere Ma Non Avete Mai Osato Chiedere...
i messaggi più interessanti tratti da it.hobby.acquari
il sito della rivista acquariofila Practical Fishkeeping
L'Atlante di Aquarium di Rudiger Riehl e Hans A. Baensch, Edizioni Primaris, è uno dei libri fondamentali nella biblioteca di ogni acquariofilo. Ci sono molte indicazioni in generale sull'allestimento ed il mantenimento dell'acquario, ma la parte fondamentale è costituita dalle più di 600 schede illustrative delle specie di pesci più diffuse in commercio, schede che seppure nella loro brevità riescono a dare indicazioni utilissime per il loro allevamento, mantenimento e riproduzione.
Aquarium Atlas v.1 - Aquarium Atlas v.2 - Aquarium Atlas v.3 - Aquarium Atlas v.4
Edizione inglese dell'Atlante di Aquarium di Rudiger Riehl e Hans A. Baensch, Edizioni Primaris. I volumi successivi al primo non mi risulta siano mai stati tradotti in italiano.
Identificazione ed elenco delle esigenze di cura principali delle varietà più popolari di pesci d'acquario d'acqua dolce
L'Aquarium Atlas Photo Index 1-5 di Baensch & Fischer è un libro, come già dice il titolo, "fotografico", che presenta le foto di più di 4000 specie d'acqua dolce e salmastra, con alcune indicazioni molto schematiche dei valori dell'acqua per l'allevamento e la riproduzione. Certamente di non grande aiuto per conoscere meglio le specie che si hanno, ma semmai per avere una panoramica delle specie appartenenti ai vari generi e famiglie e per l'identificazione delle loro caratteristiche.
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