Quando si tratta di allestire un acquario, soprattutto i principianti hanno delle difficoltà su questioni che, a un iniziato, sembrano banali, ma che, evidentemente, tanto banali non sono. Per cui, ecco un elenco di quelli che ritengo essere i punti più ostici per chi inizia questa affascinante avventura.
Articolo di Walter Peris
sul sito www.walterperis.it (non più online)
Bolle sulla superficie dell'acqua - Foto © Marcus Wallinder
In questo articolo Walter Perisvuole rispondere alle molte richieste che riceve, riguardanti i punti nodali del nostro hobby. Soprattutto i principianti hanno delle difficoltà su questioni che, a un iniziato, sembrano banali, ma che, evidentemente, tanto banali non sono. Per cui, ecco un elenco di quelli che ritene essere i punti più ostici per chi inizia questa affascinante avventura.
- Ma la CO2 serve davvero?
- La CO2 di notte serve o non serve?
- Quali test sono importanti?
- Serve la torba in acquario?
- Cos'è quella patina oleosa superficiale?
- L'aeratore serve?
- Intossicazione da nitriti
- Cosa devo fare se voglio allestire il mio primo acquario?
- Come popolare di pesci una vasca
Ma la CO2 serve davvero?
Una domanda davvero imbarazzante. Si potrà dare una risposta?
Proviamoci....
A cosa serve la CO2
Il carbonio è l'elemento più importante per le piante, in quanto consente loro di costruire i tessuti di sostegno (la cellulosa è, fondamentalmente, uno scheletro di carbonio), le riserve di energia (amido, che è un polimero del glucosio, uno zucchero) e di disporre, grazie alla fotosintesi, di quell'energia chimica che permette di produrre enzimi, proteine e quant'altro serva per il loro metabolismo. Nell'acqua dei nostri acquari, però, se ne trova sempre troppo poca. Quindi, se davvero vogliamo piante sane e rigogliose, dobbiamo trovare il modo di somministrare loro, in qualche modo, il carbonio che serve. La cosa interessante è che anche i bicarbonati presenti in acqua possono funzionare come sorgente di carbonio, in quanto tutte le piante provenienti da zone aventi acque con un minimo di durezza carbonatica (con un KH, cioè, diverso da zero) hanno la capacità di scindere i bicarbonati (decalcificazione biogena) per recuperare la CO2 che serve loro (è vero che il processo è energeticamente costoso, ma è anche vero che in carenza di CO2 le piante si adattano benissimo a quello che trovano).
A questo punto, abbiamo individuato due possibili fonti di carbonio in acquario, la CO2 e i bicarbonati, e abbiamo capito perché e a cosa serve.
Un ultimo impiego della CO2 in acquario è, più che altro, di carattere chimico: contribuisce a stabilizzare il KH e il pH a valori inferiori a 7, difficilmente raggiungibili con altri metodi, che siano, al contempo, compatibili con la coltivazione delle piante (come, ad esempio, la filtrazione su torba) e duraturi (come gli additivi per abbassare il pH).
Quanta CO2 serve?
Questa, forse, è la vera chiave del problema. Infatti, spesso sento affermare che molti acquari funzionano benissimo senza la somministrazione di CO2. E questo, in linea di principio, potrebbe essere vero. Ma il nocciolo della questione NON è che un acquario funzioni benissimo SENZA CO2, ma che funzioni benissimo con POCA CO2. Non dimentichiamo, infatti, che la CO2 è sempre presente in atmosfera (se ne trova circa lo 0.035%, pari a 350 ppm) e che in acqua, anche nei biotopo naturali, è SEMPRE in concentrazione insufficiente a saturare la fotosintesi. Per cui, se le piante vengono a trovarsi in un ambiente più ricco di CO2 del normale, rispondono accelerando, e di molto, il processo fotosintetico. Al contrario, se la CO2 scarseggia, le piante rispondono o recuperando il carbonio che serve dai bicarbonati, o rallentando, fino a fermare, la fotosintesi. In realtà, dato che un minimo scambio gassoso tra aria e acqua esiste sempre, il processo fotosintetico delle piante in acqua non si arresta mai. La conseguenza di ciò è che le piante crescono meno e restano più piccole. Ma crescono SEMPRE, dato che il carbonio è INDISPENSABILE.
Ovviamente, il fabbisogno di CO2 non è uguale per tutte le piante; vi sono piante a crescita lenta che si accontentano della CO2 che si scioglie naturalmente nell'acqua e altre, invece, molto più rapide che senza una somministrazione esterna aggiuntiva deperiscono. Quindi, da questo si può capire che un acquario può funzionare benissimo senza alcuna somministrazione esterna di CO2, a patto che ci si accontenti di avere piante che non si sviluppino in maniera abbondante e che non siano troppo esigenti, o che abbiano la capacità di scindere i bicarbonati, come abbiamo visto.
Come somministrare la CO2?
La CO2 può essere somministrata sempre allo stato gassoso, ma con diverse tecniche. La più pratica, anche se più costosa in termini strettamente economici, è l'impiego di sistemi a bombola ricaricabile, dotati di manometri di riduzione della pressione e di opportuni diffusori in acqua. Un sistema analogo, anche se decisamente più economico, prevede l'uso di bombole non ricaricabili, da sostituire una volta esaurite.
E' anche possibile costruirsi un sistema di produzione di CO2 sfruttando la fermentazione alcolica con lievito e zucchero; l'inconveniente di questo sistema è la sua impossibilità di regolazione, che lo rende adatto solo per vasche che abbiamo un volume d'acqua superiore ai 50 litri (per volumi inferiori, sono possibili sbalzi di pH nelle prime fasi della fermentazione che potrebbero produrre effetti devastanti in vasca).
In questi ultimi anni si è anche diffuso un sistema di distribuzione della CO2 che si basa sull'elettrolisi dell'acqua; io non sono molto favorevole all'utilizzo di questi aggeggi, perché possono avere diversi inconvenienti, primo fra tutti la scarsa riproducibilità della durata degli elettrodi, spesso sottoposti a stress tali da portarli a una vera e propria "esplosione", anche se del tutto innocua. Il secondo difetto che io riscontro è che non è possibile stabilire a priori quali possano essere gli effetti del passaggio di una corrente elettrica attraverso un liquido complesso come l'acqua dell'acquario, in genere ricca di sostanze di rifiuto provenienti dal metabolismo di piante e pesci. Ogni esperienza in merito, comunque, è la benvenuta e vi invito a scrivermi le vostre impressioni sull'argomento.
L'ultimo sistema è, forse, il meno conosciuto, anche se è il più usato: l'aeratore. Anche se a prima vista sembra un'assurdità, l'aeratore è un ottimo diffusore di CO2, dato che immette in acquario forzatamente aria che, come abbiamo visto, contiene lo 0.035% di CO2. Per piante poco esigenti, questo strumento è sicuramente utile; non dimentichiamo, infatti, che uno dei motivi per cui coltiviamo piante in acquario è per ossigenare l'acqua e se abbiamo piante a basso tasso di fotosintesi, non potranno contribuire più di tanto a questo effetto. Ecco, quindi, che l'aggiunta di un aeratore risulta utile sia per i pesci che per le piante.
E i pesci?
Talvolta si sente dire che la CO2 che serve alle piante la producono i pesci. E' un'indicazione decisamente inesatta, dato che i pesci possono fornire una piccolissima parte della CO2 che serve alle piante. Solo in vasche densamente popolate di pesci e scarse di piante si può pensare di soddisfare il loro bisogno con la CO2 prodotta dalla respirazione dei pesci.
La CO2 fa male?
Un'altra affermazione che, spesso, si sente è che troppa CO2 influisce sulla quantità di ossigeno presente in acqua e può soffocare i pesci presenti. Questa è una grossa sciocchezza nella sostanza, anche se un fondo di verità ci può essere. Le concentrazioni di CO2 e di ossigeno sono rigorosamente indipendenti l'una dall'altra. In pratica, si può avere una vasca in cui l'acqua sia satura di ossigeno e, al contempo, povera di anidride carbonica o viceversa, o in cui manchino entrambi i gas o in cui entrambi siano oltre il livello di saturazione. In pratica NULLA correla le concentrazioni di CO2 e O2 in acqua. Quello che, però, è vero, è che se in acqua si accumula troppa CO2, il processo respiratorio dei pesci può esserne alterato fino a soffocarli, ma NON per la mancanza di ossigeno, quanto per l'incapacità delle branchie di scaricare all'esterno la CO2 accumulata nel sangue.
Il vantaggio aereo
Prima di chiudere, volevo parlare di un altro punto importante per l'assunzione di anidride carbonica da parte delle piante: il cosiddetto vantaggio aereo. In pratica, se una pianta riesce a mettere una foglia fuori dall'acqua, ha immediatamente accesso al più grande serbatoio di CO2 del mondo: l'atmosfera.
Quindi, ogni pianta che riuscisse a "bucare" la superficie dell'acqua potrebbe rifornirsi senza più problemi di anidride carbonica. Ecco, perché, le piante galleggianti crescono così rapidamente e senza troppi problemi di fertilizzazione con CO2.
Un'ultima nota: dato che le piante hanno SICURAMENTE bisogno del carbonio per crescere, affermare che il nostro acquario e le nostre piante vanno BENISSIMO SENZA CO2 non ci rende speciali agli occhi del mondo; ci mostra solo un po' ignoranti. Se le piante crescono, il carbonio da qualche parte lo prenderanno di sicuro :-)
La CO2 di notte serve o non serve?
Questo è, forse, il più controverso argomento tra i tanti possibili in acquariofilia. E, anche in questo caso, è bene chiarire che quello che sto per dire vale solo se si considera una vasca davvero MOLTO ricca di piante (in due parole, un acquario olandese).
Una vasca in cui vi siano molte piante, tutte in salute e in piena crescita, è una vasca che consuma rapidamente molti nutrienti, primo tra tutti l'anidride carbonica. Per questo motivo, la somministrazione di CO2 avviene con un ritmo molto elevato che non ha paragoni nelle altre tipologie di vasca. Ovviamente, tutto questo significa che le caratteristiche chimiche dell'acqua in una vasca di questo tipo sono sempre dinamiche ed è facile che un intervento esterno possa rompere questo delicato equilibrio.
Avendo queste vasche, molto spesso, dei valori di durezza carbonatica (KH) piuttosto bassi, la dipendenza del pH dalla concentrazione della CO2 è piuttosto stretta e basta molto poco per farlo muovere, dalle sue condizioni di equilibrio, anche di diversi decimi in poco tempo. Inutile dire che queste rapide fluttuazioni sono estremamente dannose per piante e pesci.
Durante il giorno, quando la fotosintesi è al massimo, il sistema è dinamicamente in equilibrio e non si notano quasi mai variazioni nel valore del pH. Il problema principale si presenta, in questo tipo di vasche, durante la notte; infatti, al contrario di quanto avviene normalmente in vasche di pesci e piante, ma non dedicate solamente a queste ultime, non è infrequente assistere a innalzamenti bruschi e di grossa entità del pH, che può spostarsi verso valori alcalini anche di una unità nel giro di dodici ore.
Perché accade questo?
Prima di rispondere a questa domanda, vediamo un attimo di capire cosa succede, in genere, durante le ore notturne in una vasca normale.
Una volta che le piante abbiano concluso la loro fase fotosintetica (e, badate bene, questo non coincide, necessariamente, con lo spegnimento delle luci in acquario), iniziano la fase respiratoria in cui sfruttano l'energia accumulata durante il giorno per accrescersi e, così facendo, consumano ossigeno e emettono anidride carbonica. Dato che anche i pesci sottostanno a un metabolismo analogo, durante la notte si dovrebbe assistere a un progressivo calo della concentrazione di ossigeno e a un corrispondente aumento di quella della CO2. Se l'acqua dell'acquario ha un sufficiente potere tampone (non quantificabile, dato che dipende dalla tipologia e dalla quantità di pesci e piante presenti e dall'attività del filtro), la variazione di pH dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 - 3 decimi, massimo 5, ma sempre verso il basso (valori più acidi). Ed effettivamente è a questo fenomeno di acidificazione a cui si assiste in queste vasche in cui, se presente, la somministrazione di CO2 andrebbe interrotta o, al massimo, ammortizzata accendendo un aeratore durante le ore notturne.
Nelle vasche olandesi, invece, a prevalere è un altro tipo di metabolismo vegetale che porta le piante a rilasciare in acqua sostanze basiche (alcaloidi) derivanti, in gran parte, dalla degradazione dei pigmenti fotosintetici, ma non solo. Attenzione, questo fenomeno è presente SEMPRE, in ogni vasca e in ogni pianta, ma solo nelle vasche MOLTO ricche di piante assume un'importanza tale da farlo prevalere sull'effetto normalmente acidificante della respirazione. Per cui, in assenza di somministrazione esterna di CO2, in queste vasche si potrebbe assistere ad innalzamenti del pH anche superiori ad un punto, come detto più sopra (tutto questo è anche favorito, come visto, dal basso potere tamponante che in genere si ha in queste vasche).
Per cui, nel caso si disponga di una vasca ricca di piante e ci si trovi davanti al dilemma se sospendere la somministrazione notturna di CO2, la cosa più corretta da fare è controllare come varia il pH, a CO2 spenta, tra la sera e la mattina, PRIMA dell'accensione delle luci, e regolarsi di conseguenza, considerando l'opportunità di lasciare aperta la distribuzione di CO2 di notte nel caso si assista ad un innalzamento del pH superiore a due o tre decimi (consiglio di fare questi rilevamenti per un periodo di almeno una o due settimane, per essere certi che non si tratti di un evento sporadico).
Quali test sono importanti?
Spesso si sente chiedere da chi è alle prime armi quali kit si devono acquistare e quali sono i test più importanti in acquariofilia. Rispondere non è facile, anche perché, come spesso accade nel nostro hobby, non esiste "una sola risposta a una sola domanda".
Infatti, possiamo dire che i test da effettuare in un acquario dipendono dalla preparazione dell'acquariofilo, dalla sua esperienza, dall'età della vasca, dalla sua popolazione ecc.
Quindi, vediamo di risolvere il quesito per gradi, a seconda dell'età della vasca e della sua tipologia.
Vasche nuove
Una vasca che si stia avviando richiede, in genere, poche misurazioni, dato che ancora non avremo dentro nulla se non le piante. Quindi, controlleremo i nitriti e, volendo, l'ammonio, per determinare il grado di avanzamento della maturazione del filtro. A questi si potrebbe abbinare un kit sulla misura dei nitrati, che verrà sicuramente utile in seguito. Per una vasca in partenza, non serve altro, in quanto i valori di pH, GH e KH li potremo far misurare dal nostro negoziante, che ci ha seguito nelle fasi di preparazione ed è giusto che conosca le condizioni dell'acqua, per poter poi indicarci i pesci più adatti da inserire una volta che il filtro sia partito (attenzione alle false partenze; leggete l'articolo relativo).
Vasche avviate
Per queste vasche, la scelta di test da eseguire è limitata solo dalla nostra fantasia, dalla nostra voglia e dal... portafoglio. Dato che i kit costano, è bene non eccedere nell'acquisto.
In questa fase, i kit per nitriti e ammoniaca non dovrebbero più servire (se non in casi di emergenza) e diventano più utili quelli per la misura di nitrati e fosfati.
Se decideremo di dedicarci alla coltivazione delle piante, possiamo abbinare anche un kit per la misura del ferro, facendo attenzione a comperarne uno in grado di rilevare TUTTO il ferro presente in acqua, sia esso libero o legato, sia Fe(II) o Fe(III). Attualmente non sono molti i kit in grado di effettuare queste rilevazioni; a me risultano adatti i prodotti di Dupla e Tetra. Se qualcuno ne conoscesse altri, è pregato di segnalarmelo affinché possa aggiornare questa lista.
Altri kit di misura utili sono quelli per il pH, il GH e il KH, che ci aiuteranno a determinare la qualità dell'acqua e la necessità di aggiungere un certo fertilizzazione piuttosto che un altro.
Ovviamente, nel caso non si disponga di una vasca dedicata alle piante, i kit per la misura di nitrati e pH dovrebbero essere più che sufficienti. Le misure di GH e KH le prenderemo in considerazione solo se avremo voglia di soddisfare questa curiosità di frequente; in caso contrario, potremo sempre appoggiarci al nostro negoziante.
Serve la torba in acquario?
Una premessa: la torba di cui parlo è quella per acquari; non tutta la torba che si trova in commercio, infatti, è utilizzabile per gli scopi che vado a descrivere. In molti centri giardinaggio è possibile trovare torba fertilizzata o anche di sfagno che non sono molto adatte ad essere usate in vasca (la prima per l'ovvio potere inquinante e la seconda perché ha la tendenza a decomporre se tenuta troppo tempo immersa in acqua).
Quindi, prima di rispondere a questa domanda, poniamocene un'altra:
Perché stiamo pensando ad inserire la torba nel nostro acquario?
Ecco una serie di risposte possibili:
- Per regolare il pH
- Per intenerire l'acqua
- Per mimare l'habitat naturale dei nostri pesci
- Perché ci piace il colore scuro dell'acqua
Quale di queste vi riguarda da vicino? Nessuna? Allora scrivetemi e esponetemi il vostro dubbio. Nei limiti del possibile cercherò di suggerire una risposta.
Ma torniamo ai casi sopra esposti ed esaminiamoli uno per uno.
1. Per regolare il pH
La torba, com'è noto, ha il potere di abbassare il pH dell'acqua in quanto rilascia acidi umici (principalmente composti fenolici e derivati dell'acido gallico, ottenuti dalla degradazione delle lignine) che sono acidi organici di debole forza. Questi acidi umici hanno, tra gli altri, il potere di legare metalli pesanti diminuendone la tossicità e rendendoli più assimilabili dalle piante. Inoltre, questi acidi umici reagiscono con composti basici presenti nell'acqua e formano sali che hanno un elevato potere tampone, tanto che acque da osmosi inversa trattate SOLO con torba (e che, quindi, hanno una durezza carbonatica nulla o quasi) risultano essere molto stabili agli sbalzi di pH. Quindi, trattare un'acqua con torba può servire a portare il pH sotto il limite invalicabile di 7.2-7.3, soglia minima raggiungibile in una qualunque acqua a cui non venga aggiunta CO2, e può stabilizzarne il suo valore. E' molto importante fare attenzione al fatto che la torba, come vedremo più avanti, ha un discreto potere addolcente e che potrebbe far calare il KH a valori pericolosamente bassi, tanto da far precipitare il pH sotto 5 se non si prendono le opportune precauzioni.
2. Per intenerire l'acqua
Come appena detto, la torba ha il potere di intenerire l'acqua, sottraendo ioni calcio, magnesio e bicarbonati; il suo potere addolcente, tuttavia, è dipendente da quanto trattata è la torba e da quanto alti sono questi valori, oltre che dalla quantità usata. Usare la torba per questo scopo, tuttavia, potrebbe rivelarsi un problema maggiore di quello a cui si vuol porre rimedio in quanto, come si sa, la torba ha il potere di colorare l'acqua in maniera anche pesante. Questo, per chi coltiva piante, potrebbe rivelarsi un problema di non facile soluzione. Nel dubbio, meglio usare acqua da osmosi inversa che induriremo come descritto in un altro articolo.
3. Per mimare l'habitat naturale dei nostri pesci
Molti dei nostri pesci provengono da zone in cui l'acqua dei fiumi è resa scura dalla decomposizione di tonnellate di foglie e rami caduti dagli alberi; ovviamente, cercare di riprodurre queste condizioni in acquario potrebbe contribuire a mettere a loro agio i pesci di tali zone. E' anche abbastanza evidente, però, che la maggior parte dei pesci oggi disponibili sul mercato è riprodotta in cattività, in acque che nulla hanno a che vedere con quelle originarie della specie; quindi, verrebbe da chiedersi a che pro cercare di riprodurre ad ogni costo condizioni del tutto aliene, ormai, per i nostri pesci?
E' però accertato che l'acqua scura, più per l'effetto di smorzare la luce che per altro, rende più tranquilli i pesci che, spesso, assumono comportamenti più vicini a quelli reali.
Quindi, qual è la cosa più giusta da fare?
La risposta a questa domanda, credo, sia da ricercare nel gusto personale dell'acquariofilo, che potrà gradire una certa colorazione dell'acqua piuttosto che un'acqua del tutto cristallina e incolore. Diciamocelo francamente: siamo proprio sicuri che ai nostri pesci possa davvero interessare un'acqua più scura?
4. Perché ci piace il colore scuro dell'acqua
Ultimo punto, anche se poco probabile (non mi è mai capitato di sentire qualcuno che mi abbia mai detto di preferire l'acqua ambrata a quella incolore).
Effettivamente, la torba ha questo potere di colorare l'acqua; la colorazione sarà tanto più intensa quanto più abbondante sarà la quantità di torba usata (vi sono torbe per giardinaggio che hanno un altissimo contenuto organico e che colorano l'acqua a tal punto da rendere difficile vedere dall'altra parte della vasca).
Purtroppo, però, questo tipo di operazione è del tutto da sconsigliare per chi abbia un acquario di piante; gli acidi umici disciolti in acqua hanno il potere di assorbire una gran quantità della radiazione blu dello spettro luminoso che noi, a fatica, abbiamo cercato di fornire alle nostre piante con un'illuminazione più o meno potente.
Quindi, l'uso della torba, potrebbe vanificare lo sforzo di fornire alle piante tanta luce magari con l'applicazione di tanti tubi fluorescenti e/o l'impiego di costosi riflettori. Teniamo presente che la torba rilascia SEMPRE acidi umici, anche nel caso in cui a noi sembri che la colorazione dell'acqua sia solo leggermente mutata, e questi composti assorbono, tanto, la radiazione blu.
La patina superficiale
Una breve nota per tranquillizzare i più. La patina oleosa che si può notare, talvolta, sulla superficie dell'acqua dei nostri acquari è, in genere, costituita da batteri che tendono ad aggregarsi formando dei film, spessi qualche decina di micron. Non si tratta di nulla di pericoloso o tossico, anche se potrebbe rendere più difficile lo scambio gassoso tra aria e acqua.
Un sistema utile per evitarne la formazione è di tenere mossa quanto più possibile la superficie dell'acqua con il getto della pompa; dato che un movimento esagerato potrebbe influire sulla diffusione di CO2 in acqua, si consiglia di usare cautela nel creare movimento. Io consiglio di tenere il getto in uscita della pompa dal filtro quanto più possibile parallelo alla superficie dell'acqua e un paio di centimetri al di sotto. La profondità dipende, soprattutto, dalla velocità dell'acqua in uscita dalla pompa; tanto più è veloce il getto, tanto più basso potrà essere tenuto.
Un trucco per eliminarla quando dà fastidio? Quello che i più vecchi acquariofili conoscono di certo: appoggiare un foglio di giornale sulla superficie dell'acqua e lasciare che venga assorbita dalla carta.
L'aeratore serve?
Premessa
Prima di analizzare la questione, vorrei chiarire un punto molto importante: l'aeratore (e NON ossigenatore come viene, impropriamente, chiamato a volte) è una semplice pompa che aspira aria dall'ambiente e la immette in acquario, diffondendola con una pietra porosa o un altro strumento adatto alla bisogna. Comunque sia, sempre di ARIA si tratta; non facciamoci confondere da chi suggerisce l'uso di questo strumento per OSSIGENARE l'acqua. Il gas che andremo a diffondere con questo apparecchio è ARIA e NON OSSIGENO. Inoltre, ricordiamoci di evitare che l'aeratore aspiri gas inquinati (fumo di sigaretta, fumi di spirali antizanzare, insetticidi, vernici, spray per la pulizia, ammoniaca per lavare i pavimenti e chi più ne ha più ne metta) perché così facendo si rischia di combinare un vero disastro in vasca, intossicando tutti i pesci.
E, ora, veniamo alla nostra terribile domanda:
Ma l'aeratore serve davvero?
Un altro tipico tormentone acquariofilo. E come tutti i tormentoni che si rispettino, richiede un'accurata indagine per poter dare un'altrettanto accurata risposta.
Vediamo di identificare le diverse tipologie di vasche, dato che in linea di principio, la risposta alla domanda iniziale non può che essere: DIPENDE...
Vasca di Tipo 1 - La vasca di pesci (a metabolismo vegetale nullo)
E', questa, la classica vasca di chi inizia a praticare questo hobby. In genere, queste vasche sono molto popolate da pesci e con poche piante, o addirittura prive. E' facile immaginare come, in condizioni particolari, si possa arrivare a carenze, anche gravi, d'ossigeno (filtro che lavora molto, pesci che respirano, piante che non ne producono abbastanza). Queste sono le tipiche vasche in cui l'uso continuativo, nelle 24 ore, di un aeratore a pietra porosa non solo è consigliato, ma addirittura indispensabile. Senza contare che la coreografica presenza di bollicine che salgono, avvitandosi, verso la superficie dell'acqua, piace a molti, neofiti e non.
Non essendo lecito pensare che a queste vasche sia abbinato un impianto di diffusione di CO2, si può ritenere che l'aeratore fornisca alle poche piante presenti la poca CO2 di cui necessitano per crescere.
Vasca di Tipo 2 - La vasca di pesci e un po' di piante, senza CO2 (a basso metabolismo vegetale)
Questa tipologia non è altro che la stessa vista sopra, con l'aggiunta di una buona quantità di piante; anche per questa vasca si può tranquillamente consigliare l'uso continuativo dell'aeratore. La presenza di piante può contribuire a diffondere più ossigeno di quanto ve ne sia nella vasca di Tipo 1, ma non possiamo certo aspettarci che possa soddisfare le esigenze di tanti pesci o di un filtro costretto a lavorare molto per smaltire tutti i rifiuti metabolici prodotti. Inoltre, anche in questo caso, l'aeratore aiuta a diffondere un po' di CO2, utile per le piante.
Vasca di Tipo 3 - La vasca di pesci e un po' di piante, con CO2 (a medio metabolismo vegetale)
Nel caso di una vasca di Tipo 2 in cui sia anche presente un diffusore di anidride carbonica, tutto quanto detto nel caso precedente non vale più. In queste vasche l'uso di un aeratore è inopportuno dato che, durante la fase diurna, può contribuire a allontanare l'anidride carbonica dall'acqua, a tutto svantaggio delle piante. Al contrario, durante le ore notturne è consigliabile interrompere la diffusione della CO2 e avviare la pompa dell'aeratore, contribuendo, così, a ridurre i rischi di anossia a pesci e piante.
Vasca di Tipo 4 - La vasca con molte piante (ad alto metabolismo vegetale)
Queste vasche sono, in genere, ricche sia di anidride carbonica (dato che vengono, normalmente, fertilizzate a pieno regime) e di ossigeno (prodotto in abbondanza dalle tante piante presenti). Per questi motivi, l'uso di un aeratore durante le fasi di fotosintesi (diurne) è del tutto inutile se non controproducente; è anche vero che, nella seconda parte della giornata, la saturazione di ossigeno nell'acqua viene raggiunta con facilità e, per motivi di natura prettamente biologica, potrebbe rendersi necessario ridurre questa concentrazione per non innescare meccanismi respiratori nelle piante, che ne ostacolerebbero la crescita e potrebbero favorire la crescita di alghe. Per questo motivo, spesso, in queste vasche viene consigliato l'uso dell'aeratore a partire dalle ore serali e, in alcuni casi, per tutta la notte. Ricordo, però, che lo scopo principale NON E' allontanare la CO2 prodotta dalla respirazione di piante e pesci, come potrebbe sembrare a una prima analisi, ma quello di allontanare l'ossigeno, per ridurre lo stress alle piante.
Conclusione
L'aeratore serve o no?
Come visto, non è possibile rispondere a priori senza conoscere l'esatta tipologia della vasca in questione. In ogni caso, quello che si può sicuramente consigliare a chi allestisce una vasca, è di inserire comunque una pietra porosa, dato che potrebbe sempre rendersi necessaria la diffusione di aria in caso di bisogno.
Non dimentichiamo, infine, che il movimento superficiale dell'acqua, prodotto dalle bolle d'aria, contribuisce notevolmente a ridurre il fenomeno della formazione della patina batterica, tanto stressante per alcuni di noi.
Intossicazione da nitriti
Molto spesso sento parlare di vasche già avviate che hanno, all'improvviso, un innalzamento della concentrazione di nitriti.
Capire perché accada questo non è sempre facile, ma potrebbe essere utile capire perché i nitriti siano così pericolosi per i pesci. Forse, per dare maggior chiarezza al discorso, potrebbe essere utile paragonare l'intossicazione da nitriti a qualcosa che ci sia, almeno un po', più familiare: l'intossicazione da monossido di carbonio (CO).
Entrambe le specie chimiche, infatti, si legano in maniera difficilmente reversibile all'emoglobina, rendendo, di fatto, molto difficile lo scambio con l'ossigeno; in pratica si viene a formare un legame molto stabile tra emoglobina e CO (o nitrito) che impedisce la respirazione. Questa "nuova" emoglobina, tra l'altro, prende un nome del tutto particolare: metemoglobina. Questo nome viene dato per indicare che si tratta di una diversa specie chimica che ha perso tutte le caratteristiche originarie dell'emoglobina.
Per poter ripristinare la funzionalità tipica dell'emoglobina è necessario intervenire con mezzi drastici e "forzare" l'ossigeno a sostituire la molecola avvelenatrice, l'ossido di carbonio.
Nel caso dei pesci, il processo è del tutto analogo, ma, ovviamente, non è possibile mettere un pesce in camera iperbarica in atmosfera arricchita di ossigeno.
Esistono, però, dei procedimenti differenti, e più adatti all'ambiente acquario, che permettono di ottenere risultati positivi.
Ad esempio, si può ricorrere ad un bagno in acqua salata; è noto, infatti, che lo ione cloruro sia direttamente in competizione per il sito di legame dell'ossigeno nell'emoglobina, tanto è vero che l'intossicazione da nitriti è abbastanza rara nel caso degli acquari marini (dove è più temuta, e a ragione, l'ammoniaca).
Un altro sistema potrebbe essere quello di utilizzare il blu di metilene, un normale antimetemoglobinemico (tanto è vero che, pare, possa essere usato, nel caso degli umani, anche per avvelenamenti da cianuro, che agisce analogamente al CO).
Con queste righe mi premeva di più dare un'idea del perché i nitriti siano pericolosi e non di come curare un pesce intossicato, anche perché, come ho detto nell'introduzione al sito, di malattie di pesci me ne intendo molto poco e non vorrei aver detto delle inesattezze nella parte che riguarda la cura.
Quello che è certo è che, comunque, si può far molto per ridurre gli effetti di un picco di nitriti.
Ad esempio, se l'acquario è popolato di pesci, si può utilizzare una resina scambiatrice per ridurre la quantità di ammoniaca che, ricordo, è sempre la responsabile primaria di un'intossicazione da nitriti. Quindi, come primo intervento d'urgenza, introdurre una zeolite potrebbe essere sicuramente utile.
Fatto questo, si possono presentare due successive possibili soluzioni, a seconda che l'acquario sia già avviato da tempo oppure di nuova installazione.
Nel primo caso, pur essendo presenti pesci già stressati dal picco di ammoniaca e nitriti ed essendo il filtro già avviato e maturo, io consiglio di fare, comunque, qualche cambio d'acqua consistente; poiché sono presenti pesci, come detto, il rischio che abbiano a subire gravi conseguenze potrebbe essere troppo alto ed è meglio dare una bella botta agli inquinanti con un cambio d'acqua che, nei casi più gravi, potrebbe anche arrivare al 50% del volume totale della vasca. In questi casi è meglio ripetere il cambio anche nei giorni successivi, fino alla completa scomparsa nei nitriti, segno che il filtro ha ripreso a fare il suo dovere.
Nel caso in cui, invece, l'acquario sia di recente installazione e che, quindi, sia privo di pesci, lasciamo pure che il ciclo dell'azoto si compia senza intervenire; in assenza di animali, la presenza di ammoniaca e nitriti non è pericolosa. Le piante potrebbero soffrire l'ammoniaca, ma solo se la nostra vasca abbia un'acqua con un pH non abbastanza basso da portare tutta l'ammoniaca ad ammonio (vedere la tabella relativa) .
In ogni caso, ricordate che un picco di ammoniaca o nitriti, normale nelle fasi di avvio di un nuovo acquario, è sempre un evento molto grave se si manifestasse in una vasca già matura; in questi casi sarà molto importante, una volta che sia passata l'emergenza, capire il perché questo fatto si sia verificato e agire in modo tale da evitare, in futuro, il ripetersi di simili eventi.
© Walter Peris
Riferimenti & Link
Di Christel Kasselmann, Edizioni Primaris, un libro che non dovrebbe mai mancare ad un acquariofilo che coltiva le piante: tantissime le specie descritte sia nel loro habitat naturale, sia nella coltivazione in acquario, con indicazioni pratiche utilissime per farle rendere al meglio.
Ecology of the Planted Aquarium: A Practical Manual and Scientific Treatisex
Di Diana Walstad, Edizioni AquaEdì, è la versione in inglese, in quanto quella in italiano sembra ormai introvabile, di un libro dedicato alla coltivazione delle piante in un acquario dalla conduzione molto particolare, low-cost.
di Hansmartin De Jong, Come coltivare le piante d' acquario, Quattro regole fondamentali per coltivare le piante in acquario, La scelta delle piante giuste, Come evitare la crescita delle alghe, Piante in perfetta armonia con i pesci.
di Gerhard Brunner e Peter Beck, le specie più coltivate e raccomandate per l'acquariofilo
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Per approfondire:
Piccola guida per allestire un acquario per chi è agli inizi, e non sa quasi mai da che parte cominciare, in modo da rendere meno traumatico, soprattutto per il portafoglio, l'approccio al nostro hobby - articolo di Walter Peris
L'ambiente dell'acquariofilia è ricco di frasi celebri, detti famosi e... indicazioni ridicole, perché per anni si sono riportate frasi che nessuno si è mai preso la briga di verificare e che sono diventate addirittura assurde - articolo di Walter Peris
Ci sono così tante attrezzature ed arredi diversi disponibili che può essere difficile capire quali sono gli articoli più adatti per l'allestimento a cui state mirando. Questo articolo si concentra sulle cose che probabilmente ti serviranno per qualsiasi allestimento d'acqua dolce tu abbia in mente - tratto e tradotto da un articolo di Injaf
Questa guida spiega alcuni degli errori che i principianti fanno spesso e offre alcuni suggerimenti sulla scelta delle specie giuste e su come prendersene cura - tratto e tradotto da un articolo di Injaf
Guida con disegni, foto e descrizioni per identificare e distinguere le varie specie di lumache acquatiche - tratto e tradotto da un articolo di Stijn Ghesquiere
Il ciclo senza pesci e il ciclo dell'azoto sono probabilmente le cose più importanti che imparerai quando si tratta di allevare i pesci: un piccolo sforzo all'inizio ti ripagherà con gli interessi a lungo termine - tratto e tradotto da un articolo di Injaf
In questa sezione troverete una varietà di guide volte ad aiutare chi è agli inizi nell'allestimento dell'acquario e nell'allevamento dei pesci.
Indicazioni su come allestire un rapido e poco costoso acquario da quarantena, per i pesci appena acquistati o per curare malattie - tratto e tradotto da un articolo di Injaf
State pensando di chiedere un acquario per Natale? O per il compleanno? O ne volete dare uno in regalo? Dedicate qualche minuto a leggere queste informazioni, e speriamo che voi, i vostri cari e i pesci possiate avere una vita sana e felice - tratto e tradotto da un articolo di Injaf
Quando si pensa ad un acquario per un bambino, si pensa subito alla vaschetta con il pesce rosso... In questo articolo di INJAF vi verrà spiegato non solo che questo non va affatto bene, ma anche quali sono i pesci più adatti alle vasche piccole e ai bambini - tratto e tradotto da un articolo di Kirsty Wallace - INJAF
Una guida semplice e comprensibile, ma nello stesso tempo completa, sull'allevamento dei pesci ovovivipari (livebearer) della famiglia Poeciliidae in acquario - tratto e tradotto da un articolo di Injaf
Questo articolo si propone di aiutare ad applicare i vari metodi per assortire i pesci in un acquario, ricordando che comunque bisogna fare più ricerche possibili sui pesci che si desiderano allevare - tratto e tradotto da un articolo di INJAF
Questo articolo elenca alcune specie di piante vendute come piante acquatiche, ma che non sopravviveranno mai immerse totalmente in acqua: sono ottime per il terrario o il paludario, ma dovrebbero essere evitate come la peste quando si tratta di rifornire un acquario - tratto e tradotto da un articolo di Injaf
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