Approfondimenti sul gruppo minimo, uno dei presupposti fondamentali dell'acquario del poveretto.
Un Acquario del Poveretto - Dettaglio
Cos’è quindi l’acquario del poveretto? E’ senz’altro un acquario di pochi mezzi, di solito anche piuttosto piccolo (ma non necessariamente). Con poca attrezzatura. E soprattutto con poche pretese riguardo al suo contenuto di esseri viventi.
Quello che bisogna capire qui è che non è questione di creare una categoria a parte, cioè una classifica di un tipo di acquario. L’unica cosa che conta di capire e che ho cercato di spiegarvi, dal mio punto di vista privilegiato di pesce, con l’esempio chiamato scherzosamente “acquario del poveretto”, è che non serve a nulla fare un acquario grande e splendido, con accessori complicati come computer e tante altre cose (senza voler abolire queste attrezzature), se poi non vi è il rispetto delle forme di vita in esso contenute. E non vi può essere rispetto di queste se non si può o non si vuole conservarle in vita per più di un tot di tempo.
In questo senso il discorso si ricollega alla questione della valutazione di un acquariofilo. Per valutare un acquario con un colpo d’occhio generale (senza valutare necessariamente chi lo ha fatto e senza fare il conteggio dei punti), la prima cosa che vi dovreste chiedere dovrebbe essere: ”che futuro potrà avere quest’acquario che sto guardando?” Non dovrebbe essere molto difficile capirlo per un acquariofilo con qualche anno d’esperienza. Si capirà subito se è un acquario che viene rifatto ogni anno dopo le vacanze per esempio (cambiando piante e pesci. Questo ne declasserebbe subito il valore).
La seconda cosa da chiedervi potrebbe essere se le forme di vita in esso contenute, piante e pesci, saranno in grado di convivere pacificamente sulla lunga scadenza (anni non mesi) e se ognuna di esse potrà proliferare oppure se si impediranno a vicenda. In caso contrario come diceva Lorenz potrebbe essere solo un contenitore per pesci che vedrà il susseguirsi di nuovi acquisti; è inevitabile.
Cioè sarebbe un acquario che per così dire non va da nessuna parte. Nel senso che non potrà darvi soddisfazioni e dopo un po’ necessariamente vi stancherà , nonostante un'apparenza di tante meravigliose forme di vita differenti contenute al suo interno.
In questo caso va notato che il livello di bravura dell’acquariofilo non si evolverà ulteriormente, anche se terrà molte forme di vita differenti nel corso degli anni! Perché? E’ molto semplice: perché non sarà in grado di approfondire veramente le esigenze di vita delle singole specie adattando i filtri, le lampade, la temperatura, i valori dell’acqua ecc. in modo che tutte queste cose siano veramente ottimali, dato che vi sono troppi pesci e troppe piante, quasi sicuramente provenienti da biotopi distanti tra loro anche di continenti differenti spesso e volentieri. Quindi si cercherà di arrivare ad un compromesso che vada abbastanza bene per tutti. Ma abbastanza bene può non bastare in molti casi per ottenere gli scopi elevati di cui fin ora abbiamo parlato e che vanno ben oltre l’aspetto decorativo (senza niente togliere all’importanza di quest’ultimo). Allora se uno di voi riuscisse a conciliare entrambi gli aspetti sarebbe ancora più bravo. Non si può imparare certo dall’oggi al domani a fare una cosa del genere quindi avrete molto su cui lavorare per migliorarvi se intraprenderete questa strada.
Viceversa non ci vuole moltissimo tempo per imparare ad approntare un acquario con tanti pesci e piante sistemate in modo decorativo, che può anche suscitare apprezzamento, ma che purtroppo risulta del tutto instabile. E soprattutto non ha molto futuro a meno che non si rimpiazzino continuamente le piante ed i pesci che via via moriranno. Tutto questo costerà un sacco di soldi e di tempo e di lavoro (e di stress). Ognuno faccia quello che ritiene meglio! Vi faccio però notare che con quei soldi e quel tempo e quello spazio a disposizione potevate scegliere di fare tante altre cose molto migliori, cioè più lungimiranti, che invece non sono state fatte!
Cos’è un modello e le fasi dell’acquario.
Tutto questo significa necessariamente che l’unico tipo giusto di acquario che potete fare sia quello rigidamente monospecifico? Oppure che una volta impostato l’arredamento iniziale non lo potete più modificare? Non è questo che volevo intendere. Ma dovete procedere per gradi e sapere quando fermarvi! E soprattutto agire in modo che ogni modifica sia mirata al miglioramento delle condizioni delle forme di vita dell’acquario. E non alla loro sostituzione.
Per esempio: La prima cosa da fare prima di approntare un acquario sarebbe di scegliere quale specie si desidera allevare! Questo raramente viene fatto. Tuttavia sarebbe il caso di cominciare con delle valutazioni generali del tipo:
- di che tipo di acqua dispongo? Acqua dura, acqua tenera o acqua media?
In base a questo dovreste già orientarvi in una direzione. Questo fatto dell’acqua, così importante per noi pesci, viene stranamente sottovalutato. Si tende invece a fare il contrario, cioè ad adattare l’acqua alle forme di vita che piacciono e che si vogliono capricciosamente tenere a tutti i costi. E chissà perché molto spesso sono sempre specie all’opposto di quelle che andrebbero bene col tipo di acqua di cui si dispone in abbondanza. La colpa però è anche della letteratura specializzata che spesso non pone nel modo giusto la questione. Infatti non è affatto vero che l’acqua giusta per le piante è fra 2 e 4 di KH e 7 di Gh! In realtà ci sono piante che preferiscono acqua più dura.
- Di quanto spazio dispongo? E quanto ne necessiterebbe per allevare e riprodurre (non una sola volta ovviamente) la specie che sto valutando di allevare? Avrò bisogno di qualche vasca di supporto (sempre dedicata alla stessa specie non ad altro)? Cioè sarò in grado di portare avanti bene l’aspetto gestionale che seguirà alla prima riproduzione o alla seconda?
Valutiamole prima queste cose!
Una volta che ognuno di voi acquariofili avrà fatto le sue valutazioni personali in questo senso, potrà partire con la specie che si è scelto.
Quando dopo parecchio tempo la specie in questione si sarà ben adattata e riprodotta più volte, ed avrete capito quali sono le migliori condizioni nelle quali tenerla, allora avrete creato un primo modello ad una sola specie. E’ ovvio che si potranno già essersi chiariti alcuni aspetti di interazione con altre forme di vita, per esempio con le onnipresenti lumachine e con le piante che meglio si adattano. Questo modello potrà fare scuola nel suo piccolo più di tante altre cose ovviamente.
Se a questo punto si valuta che sia possibile introdurre un secondo elemento (se lo spazio dell’acquario lo permetterà ), allora si potrà provare (fase 2). Ma è ovvio che bisogna prendere tutte le precauzioni del caso. Perché se la nuova specie introdotta inficerà in qualsiasi modo la vita della precedente o turberà l’equilibrio generale raggiunto , allora vorrà dire che l’esperimento è fallito. Dove metterete allora la seconda specie? Bisogna averci pensato prima! Non dopo. (cioè bisogna essere pronti anche all’evenienza che la convivenza non risulti possibile o ottimale e premunirsi con vasche appropriate. Saremo a quel punto in grado di gestire bene 2 vasche separate con due specie differenti? Da questo si deduce che passare ad un 3° elemento non è cosa tanto da prendere alla leggera nello stesso acquario!).
Comunque se tutto sarĂ andato bene avremo ottenuto un Modello a due specie!
Ora, visto che le cose sono da valutare così oculatamente in questo tipo di gestione, dovrebbe venirvi subito l’idea di orientarvi su specie di pesci e di piante che anche in natura vivono negli stessi biotopi, cioè a contatto diretto fra loro. Non semplicemente nello stesso fiume che può essere così lungo da attraversare varie nazioni! Quanti di voi sono in grado di mettere insieme anche solo due specie di pesci ed una di piante che andrebbe bene con l’acqua che esce dal nostro rubinetto e che provengono effettivamente dallo stesso biotopo naturale?
Qui si vede come anche la conoscenza (se proprio vogliamo che dia punti) può essere di serie A oppure di serie B. Di che tipo è la nostra? Quanto ne sappiamo effettivamente di queste cose? Si, possiamo sapere che moltissimi caracidi provengono dal Sud America. Ma il sud America è un continente grandissimo. Anche solo il Nord del Sud America è un territorio immenso! (altra mazzata? Eh... Si!).
Per contro anche nella letteratura specializzata si possono trovare dei falsi modelli.
Per esempio, leggevo in un testo del mio acquariofilo, mentre lo sfogliava in posizione da permettermi di sbirciare:
Acquario geografico “Sudamerica”:
Grandezza della vasca 120x40x45 cm, per una capacità di circa 220 litri. Durezza inferiore a 10° Gh, Ph 6,5. Temperatura 25-26° C. Filtro esterno o incorporato (capacità almeno 30 litri).
Popolazione che si consiglia di inserire:
- 2 coppie di Apistogramma ramirezi
- 2 coppie di Aequidens curviceps
- 8 Thayeria boehlkei
- 6 Hemigrammus rhodostomus
oppure :
- 2 coppie di Nannacara anomala
- 2 coppie di Apistogramma reitzigi
- 6 Pterophyllum scalare
- 8 Hemigrammus pulcher
oppure :
- 6 Cichlosoma severum
- 2 coppie di Aequidens maronii
- 6 Copella arnoldi
- 6 Hyphessobrycon ornatus
- 4 Corydoras arcuatus.
Eh ché è ? Lo zoo?
Come vedete dai nomi si tratta di un libro che ha qualche anno (non capisco che gusto ci provano questi "tassonomi" a cambiarci nome ogni tanto..). Però purtroppo il concetto non è molto cambiato nemmeno oggi.
Come si vede questo non può rappresentare un vero modello (se non di un errore classico e di qualcosa da evitare)
Inoltre questo tipo di acquario può vedere una sola fase: quella dell’acquario Zoo!
Come ultima cosa, le fasi di gestione dell’acquario possono essere varie. Per esempio secondo me c’è una prima fase nella quale la specie non si è ancora riprodotta, la fase 1 (o fase 0). Non è molto importante che numero si dà alla fase nella quale ci si trova. L’importante è sapere che si può valutare a colpo d’occhio anche questa cosa!
Per approfondire:
Considerazioni sui valori dell'acqua tra quella del rubinetto e quella dell'acquario
Descrizione particolareggiata e con molte considerazioni su una postazione funzionante da tempo organizzata in base ai criteri dell'acquario del poveretto
Ulteriori considerazioni su come gestire in pratica l'acquario del poveretto
Considerazioni sulle dimensioni e sui rischi di sovrappopolamento dell'acquario del poveretto
Prosecuzione nell'esperienza dell'acquario del poveretto, con considerazioni sul filtro: è davvero necessario?
Approfondimenti sul gruppo minimo, uno dei presupposti fondamentali dell'acquario del poveretto.
Approfondimento dei presupposti fondamentali dell'acquario del poveretto
Considerazioni su diverse tipologie d'acquario purtroppo molto piĂą diffuse di quanto dovrebbero, che stressano sia l'acquariofilo che i pesci
Presentazione di una tipologia di acquario e quindi di acquariofilo che, sebbene passi nell'ombra e sottovalutata, in realtà può essere considerata una vera e propria filosofia, uno dei modi più sensati di allestire e condurre un acquario.
Commenti