Ulteriori considerazioni su come gestire in pratica l'acquario del poveretto

Un Acquario del Poveretto in funzione

Ciao di nuovo a tutti dal vostro Mr. Fish. Intervengo di nuovo per proporvi delle ulteriori considerazioni sulla gestione dell'acquario, che mi sono sorte spontanee dopo aver riletto, passato un po' di tempo, le pagine precedenti. Vi ricordo però che sono solo un umile Carassius, non ho studiato né fatto le scuole "alte", vi parlerò pertanto solo delle mie osservazioni e delle mie esperienze.

Riguardo alla gestione pratica dell’acquario del poveretto è bene spendere qualche parola. Comunque premetto che per alcuni acquariofili molte delle cose che verranno dette qui di seguito potranno probabilmente tornare utili anche per la gestione di acquari di tipologia differente e più impegnativi in termini di volume ed attrezzature.

Infatti non c’è da stupirsi perché ciò che caratterizza realmente l’acquario del poveretto è l’impostazione degli arredi interni, cioè piante, fondale e rocce, in modo che siano semplici da gestire e richiedano poca o pochissima manutenzione. E questo sicuramente può essere fatto anche quando si opta per un acquario che non può essere certo definito del poveretto, in quanto munito di tutte le più moderne attrezzature. Specialmente parlando del sistema di filtraggio.
Abbiamo ritenuto utile per il lettore inserire delle vecchie fotografie per rendere meglio l’idea.

In uno dei suoi libri, il famoso naturalista Conrad Lorenz spiegò quella che era la sua visione dell’acquario. In pratica consigliava di realizzare un acquario privo di qualunque attrezzatura tecnica di supporto. Ovviamente con acqua stagnante e posto vicino ad una finestra. Andando a raccogliere un po’ di materiale tipo fondale, piante acquatiche ed acqua dallo stagno più vicino e poi semplicemente osservare cosa si sarebbe sviluppato.
A tal proposito specificava anche che l’uso di attrezzature tecniche come gli aeratori non erano esattamente di suo gusto perché in pratica rendevano l’acquario un po’ troppo innaturale ed in definitiva erano, a suo avviso, una scappatoia un po’ troppo semplicistica per risolvere il problema dell’ossigeno.

Al vostro Mister Fish era sembrata un ottimo ragionamento, così consigliai ad un mio caro amico acquariofilo, che evidentemente aveva del tempo da perdere a stare ad ascoltare i miei pensieri, di provare a fare con il suo primo acquario proprio come suggerito da Lorenz. Prese una vaschetta di plastica, pose sul fondale della sabbia (che aveva in casa), andò a prelevare un po’ di materiale organico da un piccolo corso d’acqua del parco (un barattolino di acqua e terra del fondale), riempì la vaschetta e la pose sul balcone.
Dopo poco tempo il tutto diventò un orripilante, indescrivibile ammasso di alghe brulicante di larve di vario tipo e dimensioni…
Francamente non consiglierò più a nessuno di fare la stessa cosa…

Tutto questo mi fece riflettere molto. Infatti da un lato erano state proprio le parole del vecchio naturalista a farlo decidere ad allestire il suo primo acquario. Dato che fino a quel momento aveva pensato che realizzare un acquario fosse troppo al di fuori della sua portata; soprattutto perché credeva che fossero necessarie complicate e costose attrezzature.
Ma d’altro canto era evidente che in quel modo la cosa non poteva essere fatta. E che era meglio prenderla un po’ più con le pinze la storia dell’acquario totalmente naturale.
Rimasi perplesso per qualche tempo.

Un’altra idea sulla quale è meglio riflettere molto prima di concretizzarla, è quella di allestire un normale acquario. E successivamente introdurvi dei piccoli pesci pescati a casaccio in qualche laghetto o fiume della zona. Con la lenza o col retino.
E’ una pessima idea! Credetemi…

Specialmente perché non si sa cosa diventeranno quei piccoli pesci che avete preso. A volte alcuni sono dei voraci predatori che possono superare il metro di lunghezza. Come il voracissimo Black Bass. Dapprima si mangeranno tutti gli altri pesci dell’acquario. Ed infine dovrete pensare a come sbarazzarvene senza dare troppo nell’occhio.

Inoltre, per esperienza diretta, i pesci pescati in natura si rivelano spesso infestati da parassiti di vario genere, a volte anche piuttosto grossi, che poi vanno in giro per tutto l’acquario. E’ incredibile come in natura i pesci possano vivere tutto il tempo a contatto con queste cose. In acquario i pesci, da questo punto di vista, hanno senz’altro dei grossi vantaggi.

Quindi è meglio sapere cosa si sta facendo e chiedere prima consiglio a qualche esperto di acquari nostrani.

Detto questo possiamo addentrarci in quello che invece è il punto di vista di un acquariofilo, e non di un naturalista puro dello stampo di Lorenz (il cui lavoro, comunque, merita senz’altro di essere approfondito); anche nel caso che si cerchi di realizzare un acquario più simile possibile ad una situazione naturale e con il minor impiego possibile di attrezzature tecniche. E quali sono le problematiche nelle quali ci si può imbattere, specie se alle prime armi.

Quindi in effetti, anche alla luce di esperienze più recenti, è vero che è meglio lasciare in pace il più possibile l’acquario; però purtroppo a volte le cose non sembrano proprio voler prendere la giusta piega e bisogna rifare tutto daccapo, anche se a malincuore. Specialmente in acquari particolarmente piccoli è facile che il fondale si riempia totalmente di detriti fangosi senza speranza di recupero. E che le alghe diventino troppo invasive. A volte succede. Specialmente se l’acquario riceve direttamente la luce del sole. Però, per esperienza, non è per forza detto che ciò accada. O che non basti qualche piccolo sporadico intervento per risolvere la questione. Infatti nell’acquario del poveretto molti problemi come quello delle alghe possono degenerare proprio perché l’acquariofilo, volendo capire il perché delle cose, si ostina a non voler intervenire. Ovviamente rifare l’acquario non va preso come scusa per disfarsi dei vecchi pesci o piante come se niente fosse. Si cerca sempre di salvare il salvabile.


Ci sono alcune cose delle quali di solito non si parla molto, le quali possono fare davvero la differenza nella gestione di un acquario in termini di praticità e vivibilità dell’acquario da parte dell’acquariofilo e vale la pena cominciare a considerarle il prima possibile nella propria carriera. Poi ognuno sceglierà in modo consapevole che strada prendere. Cioè come concepire la gestione del suo acquario e come intendere l’acquariofilia in senso più generale.

Però purtroppo molto spesso, dal mio punto di vista privilegiato di Pesce Rosso, mi sono reso conto che questa scelta non viene fatta in modo consapevole da tutti. Ma al contrario si viene trascinati dall’onda delle mode. Per esempio si vedono sulle riviste le foto di splendidi acquari di tipo olandese con tantissime piante e si cerca semplicemente di copiare quel metodo considerandolo un punto di arrivo per potersi ritenere degli esperti. Senza considerare che un simile approccio non è né l’unico né nel gusto di tutti e neppure gratis. Ha un costo. E questo costo può essere molto elevato soprattutto in termini di tempo da dedicare alla manutenzione dell’acquario. Non è detto che si sia considerato attentamente anche questo aspetto al momento dell’installazione dell’acquario. Cioè è facile anche sottovalutare l’impegno che una simile gestione comporta.

In primo luogo la potatura e la cura delle piante a rapida crescita che tendono ad uscire fuori dall’acqua, può richiedere veramente un impegno continuo che alla fine non tutti possono realmente sostenere, perché gli impegni della vita a volte richiedono di dedicare le proprie energie ad altre faccende più importanti.
Specialmente quando si hanno più acquari. In questo caso anche la manutenzione dei filtri può richiedere parecchio tempo.

Anche se si dispone di abbastanza denaro, e spazio, si può si studiare contemporaneamente vari tipi di piante e di pesci ma bisogna semplificarne la gestione. Infatti un conto è avere un acquario; mentre un altro conto è averne 10 o più. Anche in tal caso paradossalmente potrebbe tornare molto utile il concetto dell’acquario del poveretto.

Lo dico per esperienza. E credo che sia così anche per molte altre persone. Alla fine molti acquari vengono smantellati solo perché l’acquariofilo non riesce più a star loro dietro! E i poveri pesci come il vostro Mr. Fish rischiano di fare una brutta fine!
Questo avviene secondo la mia esperienza specialmente quando si ha a che fare con piante a rapida crescita del tipo che crescono alte. Più dell’altezza dell’acquario. O che crescono davvero tanto, ramificando in un modo veramente incredibile in pochissimo tempo, con rami e radici da tutte le parti (anche se sul libro c’era scritto: “altezza massima 25-35 cm”).

Oppure quando si sono presi pesci dei quali non si ha esperienza e che si riproducono continuamente, e non si è pensato molto bene come gestire questa situazione. In tal caso allora è meglio sì prendere pesci più difficili da riprodurre e puntare tutto sulla proliferazione controllata delle piante a lenta crescita per poter dire che si sta facendo qualcosa di costruttivo.

Una semplice considerazione iniziale del genere può cambiare la vita dell’acquariofilo come dalla notte al giorno e quindi è doveroso, per chi ci ha sbattuto la testa, farla presente. Non è detto che con qualsiasi tipo di pesce e di acquario, alla lunga il problema sovrappopolazione non possa diventare concreto. Specialmente con pesci di taglia leggermente più grossa dei semplici Guppy. Insomma, la verità è che c’è da studiarci sopra ancora tanto su queste tematiche. Ne varrebbe la pena perché mancano resoconti accurati sulla gestione a lunga scadenza. Però proprio per questo provarci è a rischio e pericolo di chi lo fa. Comunque è sicuramente un buon proposito.

Ve lo dico con tutto il cuore perché sono convinto che veramente sia un discorso che può fare la differenza nella vita di molti di voi. Adesso può darsi anche che qualche acquariofilo molto esperto e molto abile mi critichi duramente o mi ridicolizzi. Lo metto già in conto come possibilità. Però non mi interessa perché mi sento di parlarne come di una cosa veramente doverosa. E se anche un solo acquariofilo potesse trarne serenità e di conseguenza anche gli animali che alleverà avranno una vita più giusta, questo, per quanto mi riguarda, credo che potrà compensare qualunque critica potrò ricevere riguardo a questi articoli.

Per questa ragione rileggendo gli articoli sull'acquario del poveretto, pubblicati in questo sito qualche tempo fa, ho ritenuto che fosse il caso di aggiungere anche questa parte. Proprio per chi non ha esperienza. Oppure per chi è stato sopraffatto dall’onda! E non se ne rende conto!

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