L'acqua dell'acquario: così fondamentale, ma siamo sicuri che vada davvero bene per i pesci che ci devono vivere?
Un Acquario del Poveretto - Dettaglio
Quando qualcuno fa una domanda ad un esperto del tipo: “che tipo di acqua dovrei usare per i cambi dell’acqua dell’acquario?” Ovviamente l’esperto può anche mettersi a spiegare come realizzare un tipo di acqua artificiale partendo da acqua demineralizzata e con l’aggiunta di sali di vario genere. Partendo dal presupposto apparentemente ovvio che si debba realizzare un acquario del tipo che si vede di solito (che io chiamo di tipo moderno), cioè con tantissime piante a rapida crescita, con luci potenti e con acqua tenerissima, diffusore di Co2 e concimazione continua sia liquida che solida. Per rendere la crescita delle piante più rapida e rigogliosa possibile (anche se poi alleveremo pesci come gli Xiphophorus! che avrebbero bisogno di acqua più dura, ma rallegrandoci perché tutto è “senza il filo di un’alga”). E questo può andare anche bene per molti. Però, senza nulla togliere al fascino di tutte queste cose, e comunque rispettando una scelta di questo genere, ci si deve anche rendere conto che quando alcuni fanno una domanda di questo tipo, in realtà stanno chiedendo qualcosa di molto più grande, cioè come devono impostare il loro acquario! E magari hanno bisogno di qualcosa di completamente differente da una gestione di quel tipo.
Infatti, ascoltando i pareri di vari esperti, spesso si ha l’impressione che l’unico modo di gestire un acquario d’acqua dolce con soddisfazione sia con acqua tenerissima, Co2 almeno a 20 mg/l e ph 6-6,5 o meno. Perché altrimenti le piante non cresceranno alla velocità della luce, e tutto allora diventerà una poltiglia mucillaginosa…
Ed arredando da subito l’acquario ricoprendo l’ottanta per cento del fondale con piante a rapida crescita. Temendo in modo terribile la comparsa di alghe. Ma tutto questo è davvero necessario per un’acquariofilia ad alto livello?
Pensate che nei fiumi e nei laghi di tutto il mondo le piante crescano solo dove il ph è inferiore a 6,5 altrimenti sarebbero sopraffatte dalle alghe? Non è possibile! E pensate che non ci siano molti fiumi o laghi dove il ph sia superiore a 8-9 e la Co2 solo a 3 o 4 milligrammi per litro, e la luce non sia poi così forte e nonostante tutto questo sia comunque pieno di piante e pesci stupendi?
Ascoltate il vostro Mr. Fish, che di acque ne ha "gustate" tante :-)
I nostri laghi e fiumi italiani pensate che abbiano valori di ph così bassi? E’ vero che qui in Italia ormai l’ambiente, in molte località è stato totalmente snaturato. Però, avendo una macchina del tempo e potendo tornare indietro, diciamo, almeno di 3000 anni, cioè un bel po’ prima che l’impero romano facesse i suoi danni, anche qui al nord, per quel che ne so, dovremmo trovare centinai di chilometri di foreste continue. Con molti corsi d’acqua incontaminati. Sicuramente saranno stati stracolmi di piante acquatiche. Però, se potessimo intraprendere una simile esplorazione, non è che ci si potrebbe aspettare di trovare spessissimo un’acqua di tipo tropicale. Cioè tenerissima ed acida. Perché le sorgenti sgorgano sempre dalle stesse montagne calcaree.
Per esempio: atlas.drpez.org/rio-lobos - anche se il sito è in spagnolo, chiunque può leggere facilmente i dati di durezza dell’acqua e temperatura. (cosa vi credete, che un umile pesce rosso non possa navigare in internet? Ebbene, io sono anni che ci nuoto nel web, e ne ho lette delle belle! da far rizzare tutte le squame!!!)
Ma non è così solo in Italia! Non sto parlando solo dei biotopi estremi come gli ambienti salmastri oppure i grandi laghi africani dove vivono i ciclidi. Bensì di normali ambienti di acqua dolce con piante e pesci venduti normalmente nei negozi e dei quali non si sa molto in realtà .
Per esempio non tutti sanno che per la riproduzione dei neon (Paracheirodon innesi) vari autori fanno notare che è consigliabile una temperatura intorno ai 18°-20° C. Non li si può allora definire proprio pesci tropicali! (non che voglia consigliare di farli vivere sempre a temperature così basse. Perché non ho fatto la prova). Un esempio l’ho trovato in questo sito atlas.drpez.org/Paracheirodon-innesi; mentre sempre secondo lo stesso sito, per i loro parenti stretti, i cardinali (Paracheirodon axelrodi) si parla di temperature più alte. (23-28°C.): atlas.drpez.org/Paracheirodon-Axelrodi
Naturalmente si tratta di pesci d’acqua tenera. Però vorrei far notare che su tutte queste informazioni ci sono in giro pareri molto contrastanti.
Per esempio, Hans-Joachin Ricther, nel suo famoso libro, dice che secondo le sue esperienze per la riproduzione dei cardinali, va bene si una temperatura fra i 24 ed i 28 gradi centigradi. Però aggiunge che è preferibile quella più bassa. Mentre per i Neon consiglia i 18-20° C.
In quest’altro sito italiano troverete pareri ancora diversi.
Questo lo dico semplicemente per cercar di far sviluppare nel principiante la consapevolezza che non è il caso di prendere la prima parola come buona una volta per tutte. E nemmeno di bollare come totalmente errate delle informazioni in modo troppo precipitoso. Bisogna fare delle ricerche più approfondite (anche sugli ambienti naturali di molti pesci conosciuti ormai da anni) ed avere l’umiltà di accettare che moltissime cose sono ancora da chiarire attraverso molte prove pratiche. (Sempre però nei limiti del buonsenso. Cioè senza far provare esperienze improvvise di resistenza estrema ai nostri piccoli amici prive di qualunque fondamento scientifico).
Biggia mi dice che secondo lei è bene cercare di far vivere i pesci nelle condizioni più simili possibili a quelle dei loro posti d’origine.
Io apprezzo molto questo atteggiamento; e come regola di condotta generale lo approvo al 100%. Però vale la pena vedere la cosa anche sotto altri punti di vista. Per esempio su un libro ho letto (ho girato molte acque ma in America ancora non ci sono stato :-) che sembrerebbe che in natura, pesci come neon e cardinali, non vivano affatto molto a lungo. Ma anzi muoiano molto presto, contrariamente a quanto avviene in acquario, dove possono vivere molti anni. Forse proprio per la scarsità di cibo e di sostanze minerali disciolte nell’acqua. Dico, solo, forse.
Comunque, è senza dubbio vero che, per esempio, ben pochi hanno provato a far vivere per più tempo possibile dei neon o dei cardinali (il che può voler dire un decennio) in due acquari differenti, uno con acqua tenerissima e ph 6 o meno. E l’altro con acqua un po’ più dura e ph intorno a 7- 7,5. E quindi in tutta onestà , mancando resoconti di questo genere, non possiamo affermare con assoluta certezza che quelli allevati in acqua più tenera e acida sarebbero vissuti molto di più e meglio. E lo stesso vale per il discorso delle temperature. Naturalmente prima di fare qualunque prova di questo genere vale la pena di documentarsi al riguardo. Per esempio per i discus non sembrerebbe il caso di provarci. Però anche loro sembra che in natura a volte tollerino acque meno tenere.
Con questo si può concludere che la suddivisione del tipo di acquario d’acqua dolce fra acquario d’acqua fredda ed acquario d’acqua tropicale (cioè calda), è decisamente troppo generica. In realtà è evidente che esistono molte sfumature differenti. Però è ovvio che per diventare dei veri esperti di queste cose, non è possibile far vivere nello stesso acquario varie specie di pesci (4 o 5 o più ) solo perché stanno bene assieme per forma e per colore. E solo dopo una generica e superficiale presa visione dei valori chimici ai quali alcuni autori consigliano di farli vivere.
Nemmeno il fatto che a volte alcuni pesci si possano ritrovare negli stessi biotopi naturali (dei quali per altro sappiamo ancora poco); cioè negli stessi laghi, fiumi ecc., significa necessariamente che le condizioni ideali dell’acqua, alla lunga, siano esattamente le stesse per entrambe le specie.
L’acquario del poveretto quindi dovrebbe sfruttare le potenzialità dei pesci allevati. Cioè se è sufficiente per farli vivere bene anche d’inverno una temperatura intorno ai 20° C, allora non la si terrà di certo a 24°. E tanto meno a 28°. E questo ovviamente significherà anche un risparmio energetico. Anche se in questo caso non si potrà parlare proprio di acquario d’acqua fredda.
Ma in realtà se ne sa pochissimo delle reali condizioni di vita nei biotopi naturali della stragrande maggioranza dei pesci venduti nei negozi. E soprattutto di quali siano le loro reali potenzialità in termini di adattabilità . E’ meglio spendere del tempo per fare delle ricerche in questo senso (anche se non sarà così semplice perché i negozianti sarà difficile che vi potranno aiutare molto a questo riguardo), piuttosto che utilizzare il tempo (di solito anni) a pensare come fare per procurarsi acqua demineralizzata a buon mercato!
Per questo è di grande valore la specializzazione dell’acquariofilo. Cioè allevare per anni ed anni una (o poche) specie di pesci così da arrivare a conoscerle veramente bene.
Anche perché bisogna rendersi conto che chi per esempio ha un laghetto in giardino, specie se grosso, lo riempirà con l’acqua del rubinetto! Non ce lo vedo molto a fare un misto con il 50% di acqua di osmosi perché la sua acqua è troppo dura. Cioè oltre i 20° GH che è un acqua molto frequente. Specialmente al nord. Mentre invece, alla stessa persona, verrebbe assolutamente consigliato di utilizzare acqua molto più tenera (quindi di acquistare quella di osmosi e mischiarla con la sua del rubinetto per scendere almeno a 8 GH e 5 KH o possibilmente meno cioè 4 GH e 2 KH), nel caso che tale persona volesse fare un semplice acquario da tenere in casa. Facendo apparire la sua acqua dura del rubinetto come assolutamente inutilizzabile (a meno che non debba fare un acquario per ciclidi africani).
A proposito, guardate che bravo il vostro Mister Fish: vi metto qui il link ad un box di ricerca, tramite il quale potrete trovare i valori dell’acqua massimi, minimi e medi di tantissime località italiane (c’è pure Masone, il paese di biggia, quindi ci dovrebbero essere quasi tutti :-): Ricerca sulla durezza delle acque
Oltretutto se si imposta l’acquario basandolo sulla propria acqua del rubinetto (che di solito è potabile) si ha anche sempre la possibilità di cambiare l’acqua in modo rapido e pratico. Mentre invece tante volte i cambi dell’acqua vengono rimandati eccessivamente proprio a causa della scomodità di dover prima andare ad acquistare l’acqua ad osmosi.
E’ vero che molti possono demineralizzare l’acqua da soli in casa con i moderni impianti di depurazione dell’acqua. Ma ci sono dei contro, e non da poco: a parte il fatto che a volte si guastano, comunque richiedono molto tempo per produrre una certa quantità di acqua demineralizzata, e soprattutto hanno un rapporto tra l’acqua prodotta e quella di scarto enormemente svantaggioso: si parla di un rapporto 4:1, che spesso diventa 5:1 o addirittura 6:1 (cioè, per ogni litro di acqua osmotica, l’impianto produce 4-5-6 litri d’acqua di scarto, è l’acqua cioè dove rimangono i sali e le sostanze tolte in quell’unico litro d’acqua “pulita”). E’ un’enormità sprecare tutta quell’acqua, che spesso non viene neppure riciclata ma direttamente buttata nello scarico…
Il punto però è che in questo modo non si imparerà mai quali sono le reali potenzialità dell’acqua di casa nostra.
Non sto dicendo che chi vuole fare l’acquario con acqua tenera utilizzando acqua demineralizzata per allevare pesci completamente differenti da quelli allevabili con l’acqua del suo rubinetto, sia da condannare. E’ solo che spesso questo viene considerato come unica scelta possibile. Sempre a scapito poi della salute dei pesci e dell’acquariofilo. Non esiste solo il sud America o l’Amazzonia. E comunque molti pesci del sud america vivono con acque molto più dure di ciò che spesso si pensa, generalizzando.
Quello che voglio dire è che è doveroso spiegare quelle che sono le possibilità alternative alla moderna gestione con Co2 ed acqua tenera. Perché l’acqua che esce dai rubinetti della maggior parte delle case d’Italia non è affatto tenera. E sembra che con quell’acqua non si possa farci niente di buono. E questa è un’assurdità ! L’assurdità è che siamo tutti esperti di pesci amazzonici, ma non sappiamo niente di quali pesci potrebbero vivere bene con la nostra acqua. Ci deve essere nel mondo qualche posto nel quale i pesci vivono in un’acqua come quella che ognuno di noi ha a portata di mano (e che siano perfetti per l’acquario), non credete? Bisogna solo fare delle ricerche. E poi adattare i pesci e le piante da coltivare all’acqua che abbiamo! Non il contrario.
Esiste anche questa possibilità e va presa in considerazione. E comunque ovviamente è una caratteristica dell’acquario del poveretto. Diciamo non forzata, ma probabile .
Tag
Per approfondire:
Descrizione particolareggiata e con molte considerazioni su una postazione funzionante da tempo organizzata in base ai criteri dell'acquario del poveretto
Ulteriori considerazioni su come gestire in pratica l'acquario del poveretto
Che acqua usare per la gestione dell'acquario del poveretto, con considerazioni sui cambi e la loro frequenza, il sifonare o meno il fondo, il carbone attivo...
L'importanza della scelta delle piante nella gestione pratica dell'acquario del poveretto
Importanza dell'ossigeno per la vita dell'acquario e di uno strumento caduto in abbandono ma che potrebbe essere invece molto utile nella gestione dell'acquario del poveretto.
Importanza della luce per le piante, ma non necessariamente artificiale.
Descrizione di un esempio di acquario gestito seguendo i principi dell'acquario del poveretto funzionante da tempo
Commenti
Aggiungi un commento